ITALIA

Violenta per anni la figlia
Medico condannato
La lettera della ragazza

Verona - Dodici anni di reclusione, due di più della pena che aveva chiesto il pm, a un medico veronese che per anni ha abusato della figlia più piccola, che all'epoca aveva 11 anni. Dal 2006 al 2011, come racconta L'Arena, fino a quando lei trovò il coraggio di parlare e di raccontare quello che faceva. E poi il passo più pesante: lo denunciò perché la baciava sulle labbra e quando la ragazzina iniziò a frequentare la prima superiore la costrinse a un rapporto completo. Quando denunciò, la mamma decise di separarsi, e dal 2011 lui non vive più con loro. L'uomo ha continuato a perseguitarle (ed è stato già condannato per stalking a due anni e sei mesi e ad altri due mesi per non aver sostenuto economicamente la famiglia) e ieri è stato condannato.

 

La ragazza ha poi scritto a L'Arenachiedendo di pubblicare la sua lettera. Una lettera molto significativa per lei e per tutte le donne che si trovano ad affrontare situazioni di violenza e umiliazioni.

 

"Una vita ad inseguire la giustizia che ti spetta. La lotta verso ciò che ti spetta è lunga. Ma, prima di tutto, devi prenderne consapevolezza. Ero piccola ed avevo vissuto fin dalla nascita nella violenza. Non riuscivo a distinguere il bene dal male, per cui non capivo che quello che mi stava succedendo era completamente sbagliato.

La consapevolezza è arrivata piano piano, crescendo e iniziando a rapportarmi con il mondo esterno. Ma la vera e grande consapevolezza è arrivata qualche anno dopo che le cose erano terminate. Iniziavo a capire vagamente che quello che mi era successo doveva essere rivelato a chi camminava con me. Ma non solo: dovevo urlarlo al mondo intero.

Il primo grande passo l'ho fatto poco più di 3 anni fa. E mi riferisco alla scelta di denunciare le violenze subite. Credo che arrivare alla consapevolezza di farlo sia stato un grande traguardo. A vederlo ora, a posteriori, mi domando dove ho trovato la forza per farlo, per raccontare passo per passo tutti quegli anni di violenza. Ma la denuncia in realtà è solo una piccola parte del tutto.

La strada fino ad ora è stata lunga e lo sarà ancora. Con la denuncia, la mia speranza era che tutto finisse il più in fretta possibile. E invece ora mi rendo conto che devo trovare ancora tanta forza in me per poter andare avanti finché non avrò quello che mi spetta, che certamente sarà veramente poco in confronto all'infanzia e all'adolescenza che mi sono state portate via.

La lotta è dura, però credo che ne varrà la pena. Non solo per me e per la mia famiglia, ma perché sono certa che qualcuno là fuori capirà che noi non siamo più vittime, ma combattenti. E insieme ognuna di noi, ogni donna che ha avuto ed ha il coraggio di denunciare, farà tanto. Farà tanto per tutte noi e per chi non ha ancora avuto il coraggio di farlo.

Spero che in un futuro la giustizia italiana possa migliorare, per aiutare ogni persona che ne avrà bisogno, che avrà bisogno di avere la propria giustizia. Intanto, io continuo a cercare da qualche parte la forza che mi serve per arrivare ad ottenere quello che qualche anno fa ho scelto di chiedere. Giustizia".

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