L’annuncio

Gli F-35 potranno trasportare atomiche: dagli Usa arriva la «certificazione»

di Valentino Rodolfi
I nuovi cacciabombardieri che stanno gradualmente sostituendo i Tornado in forza al 6° Stormo di Ghedi sono stati abilitati per gli ordigni nucleari B61-12
Aerei di quinta generazione Due F-35A del 6° Stormo di Ghedi assegnati al 102° Gruppo di volo
Aerei di quinta generazione Due F-35A del 6° Stormo di Ghedi assegnati al 102° Gruppo di volo
Aerei di quinta generazione Due F-35A del 6° Stormo di Ghedi assegnati al 102° Gruppo di volo
Aerei di quinta generazione Due F-35A del 6° Stormo di Ghedi assegnati al 102° Gruppo di volo

Non è una sorpresa, perché era nei programmi, ma è una novità, una notizia di quelle fresche, uscita a Washington nei giorni scorsi e rimbalzata in tutta Europa, Bassa bresciana compresa: per gli F-35A, i nuovi cacciabombardieri che stanno gradualmente sostituendo i Tornado in forza al 6° Stormo di Ghedi, è arrivata la certificazione ufficiale della capacità di impiego delle nuove bombe atomiche B61-12. Lo annuncia dagli Stati Uniti la Jpo, agenzia governativa americana che coordina nel mondo la produzione e lo sviluppo degli F-35, gli aerei «stealth» (a bassa osservabilità radar) adottati dalle aeronautiche di vari Paesi, dalla Norvegia al Giappone, ma soprattutto (qui l’elemento di interesse) da Italia, Belgio, Gran Bretagna e Germania: sono i Paesi nei quali gli Usa hanno deciso di stoccare un centinaio di nuove bombe atomiche del tipo B61/12, variante più recente delle bombe B61 di vecchio modello in precedenza custodite, per l’Italia, nelle basi di Ghedi e Aviano. Tutto questo nell’ambito di accordi Nato di condivisione nucleare.

Dai Tornado agli F-35


Che cosa cambia per l’Italia con la certificazione degli F-35A? Per ora niente: ci vorranno anni prima che il 6° Stormo di Ghedi sostituisca completamente con gli F-35 i Tornado, in servizio dal 1982 e per ora unici aerei italiani ed europei abilitati all’impiego di bombe B61. Attualmente al 6° Stormo sono stati assegnati 7 velivoli di nuova generazione, per il 102° Gruppo di volo: il primo nell’aprile del 2022, il settimo lo scorso 15 maggio. In base al contratto firmato dal ministero della Difesa nel 2022 ne arriveranno altri 7 entro il giugno 2025 e poi altri a seguire, fino al numero finale di 30 esemplari (a giudicare dal numero di hangarettes realizzati nella recente ristrutturazione dell’Aerobase di Ghedi, appaltata alla Matarrese spa nel 2021 e costata 91 milioni di euro).

Ci vorrà tempo insomma. Ma qualcosa cambia da oggi: la consapevolezza che, con la certificazione atomica degli F-35A, l’Italia può potenzialmente conservare una capacità di deterrenza o anche di attacco nucleare, in condivisione con l’alleato Usa, anche per i prossimi decenni. E non è cosa da poco. Ultime considerazioni: la certificazione degli F35, che avviene con l’installazione e il collaudo (con lancio di bomba inerte) di appositi software, non riguarda le bombe B61 di vecchio tipo, ma è specifica per le nuovissime B61-12.

Ma allora la domanda è d’obbligo e spontanea: queste nuove bombe a Ghedi ci sono o non ci sono? Destinati alle basi alleate della Nato in Europa, la consegna di tali ordigni era stata annunciata dal Dipartimento della difesa americano per la primavera del 2023: un termine abbondantemente trascorso. Sono sin troppo chiarii i motivi per cui questa eventuale consegna, se avvenuta, non sia stata pubblicizzata né confermata. Parecchi sospetti aveva destato, proprio nell’aprile 2023, l’atterraggio a Ghedi, dopo un giro molto insolito come per limitare il sorvolo di aree densamente abitate, di un grande aereo da trasporto americano, un C17 «Globemaster» appartenente al 62° stormo da trasporto (62nd Airlift Wing), dell’aviazione americana, tra i pochi reparti Nato abilitati al trasporto certi «carichi» speciali. Ma non si è più saputo niente.

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