Ex Cembre, dall’abbandono all’accoglienza

di Marco Benasseni
L’esterno della nuova comunità residenziale di CollebeatoL’orto che verrà allestito e seminato la prossima   primavera
L’esterno della nuova comunità residenziale di CollebeatoL’orto che verrà allestito e seminato la prossima primavera
L’esterno della nuova comunità residenziale di CollebeatoL’orto che verrà allestito e seminato la prossima   primavera
L’esterno della nuova comunità residenziale di CollebeatoL’orto che verrà allestito e seminato la prossima primavera

Una volta c’era il cementificio; poi la chiusura ha aperto una lunga parentesi di abbandono, e a seguire è iniziata l’era del recupero; che ha vissuto recentemente una nuova puntata. Succede a Collebeato, e il tema è quello della riqualificazione dell’area che per anni è stata dominata dal sito Cembre. Ora il vecchio edificio abbandonato davanti al Centro civico «Porta del parco» è stato trasformato in una comunità residenziale che punta all’integrazione col territorio. Le donne della «Casa famiglia Boninsegna», così è stata battezzata la struttura, sono già state coinvolte nell’apertura del negozio Bimbo solidale, ma il desiderio è quello di attivare dei progetti con i commercianti del paese e con l’Auser. «È ancora tutto da definire - spiega la responsabile Alessandra Morandi -, ma tra le progettualità future resta forte l’esigenza di coinvolgere le nostre signore nella vita di Collebeato». Nessuna delle utenti è residente in paese, ma da quando sono arrivate nella nuova casa, l’accoglienza non è mai venuta meno. La struttura oggi accoglie una decina di donne con disabilità intellettive al piano terra, e un centro educativo dedicato agli adolescenti autistici al primo piano. Il Comune di Collebeato, proprietario dell’edificio ceduto attraverso un bando nel 2016 per i prossimi 50 anni alla onlus Fobap, ha trovato così il modo per sbloccare una situazione ferma da tempo. NELL’AREA in cui stando ai vecchi progetti di riqualificazione dell’ex Cembre avrebbero dovuto sorgere ristorante e piscina, è nata appunto la Casa famiglia con all’interno l’Officina autismo «In&Aut». La comunità sociosanitaria offre un servizio di tipo residenziale a persone con disabilita intellettiva e relazionale: una soluzione pensata per assicurare un luogo abitativo e degli affetti a persone non autosufficienti o che non possono vivere nella famiglia d’origine. La caratteristica della vita comunitaria, spiegano alla Fobap, è riassunta nella realizzazione di un clima di familiarità grazie al quale ogni ospite si sente «a casa» e riconosce la struttura come luogo di vita all’interno del quale sperimentare relazioni affettivamente significative. «Le ospiti sperimentano l’appartenenza alla comunità come luogo di vita e il trasferimento a Collebeato sta offrendo la possibilità di avviare nuovi e preziosi percorsi di integrazione e inclusione». Officina Autismo è invece un progetto rivolto a giovani con disturbi dello spettro autistico. In&Aut (un acronimo che sta per Inclusione& Autonomia) propone interventi socioeducativi differenziati in base all’età della persona e alle sue competenze; interventi attuati in piccoli gruppi e finalizzati alla promozione delle autonomie di base e avanzate (cioè autonomie personali, abilita domestiche, pre professionali, sociali, di gestione del tempo libero, pedonali e di accesso ai servizi) e alla creazione di contesti di inclusione e promozione di relazioni. Con l’arrivo della bella stagione gli adolescenti si prenderanno poi cura dell’orto davanti alla casa: un’altra esperienza collettiva per ospiti e volontari.

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