Riapre la cava sul monte Tesio Il Comitato sul piede di guerra

di Alessandro Gatta
Un’assemblea del comitato contro la cava sul monte TesioLa strada che sale al Monte Tesio di Gavardo
Un’assemblea del comitato contro la cava sul monte TesioLa strada che sale al Monte Tesio di Gavardo
Un’assemblea del comitato contro la cava sul monte TesioLa strada che sale al Monte Tesio di Gavardo
Un’assemblea del comitato contro la cava sul monte TesioLa strada che sale al Monte Tesio di Gavardo

L’annunciata (e inesorabile) riapertura della cava sul monte Tesio torna prepotentemente d’attualità a Gavardo: il comitato che da tre anni si oppone all’ipotesi di escavazione fa sapere che l’autorizzazione della Provincia è stata concessa all’azienda Fassa il 24 maggio scorso. «IL TUTTO a nostra insaputa - scrive Erica Pollini, la portavoce del Comitato per la salvaguardia del Tesio - nessuna autorità ha ritenuto necessario comunicarci questa grave notizia». Tutto è stato reso noto solo pochi giorni fa durante l’incontro con il neo sindaco Davide Comaglio. E per i residenti delle zone interessate, da via degli Alpini a Fornaci a via Quarena, la situazione è già critica: «I termini per impugnare l’autorizzazione al Tar sono pari a 60 giorni dalla pubblicazione - spiegano dal Comitato - quindi la possibilità di fare ricorso è probabilmente già persa». Da qui la richiesta formale, con istanza consegnata un paio di giorni agli amministratori di avviare un ricorso istituzionale al presidente della Repubblica: «Vi chiediamo - si legge nell’istanza - di impugnare l’autorizzazione in questione effettuando un ricorso al presidente della Repubblica, e in via subordinata di obbligare la ditta Fassa srl a raggiungere la cava in oggetto mediante una strada alternativa: il divieto di circolazione è già stato introdotto, spetta al sindaco dargli esecuzione. Tutto ciò al fine di garantire il supremo valore della sicurezza, che non è in alcun modo negoziabile mediante meri palliativi». La storia della cava sul Tesio comincia poco meno di tre anni fa, nell’agosto del 2016: in consiglio comunale l’amministrazione di allora aveva approvato la convenzione che di fatto dava il via libera alla procedura per l’autorizzazione. Nelle settimane successive venne costituito l’agguerrito Comitato di salvaguardia, che raccolse in poco tempo più di 150 adesioni e più di 750 firme. I residenti e la minoranza contestavano gli accordi presi per la riapertura della cava: il passaggio di 15 camion al giorno, andata e ritorno, dalla stretta via degli Alpini fino alle vie Fornaci e Quarena, e le «scarse» compensazioni previste. Il Commissario straordinario Anna Pavone aveva riaperto le trattative con la Fassa, concordando l’installazione di un semaforo per regolamentare l’ingresso e l’uscita da via degli Alpini: «Non basta - conclude il Comitato - perché il problema della sicurezza su un percorso così critico e tortuoso, lungo più di 3 chilometri, non si risolve con un semaforo». La cava della discordia fa parte dell’Ambito estrattivo Ate9, in località Strubiana: si prevede l’escavazione di oltre 1 milione e mezzo di metri cubi, tre quarti di pietrisco e un quarto di pietra ornamentale. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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