Livemmo siderurgica Un instant book racconta l’antico forno fusorio

di M.PAS.

Nell’estate dell’alta Valsabbia c’è una novità bibliografica. Riguarda il territorio e la storia ampiamente valorizzabile di Pertica Alta, ed è rappresentata da una snella guida corredata di disegni e fotografie che racconta la storia del forno fusorio di Livemmo. Il volumetto, davvero un instant book con le sue trenta pagine essenziali curate dalla storica Michela Valotti, contiene due contributi di Giancarlo Marchesi, un grande esperto della siderurgia artigianale valligiana e scopritore, vent’anni fa, di questo sito di archeologia industriale letteralmente dimenticato. Marchesi prima racconta di come l’impianto è stato ritrovato e dissotterrato dopo una lunghissima assenza dalla scena, e quindi passa a descrivere il funzionamento del «canecchio», ovvero il «forno alla bresciana», che fece la fortuna della lavorazione del metallo in Valsabbia. C’è poi un contributo di Luca Mura che racconta di come dopo la scoperta si sono sviluppate le indagini archeologiche: uno di Barbara Scala, per spiegare il significato del supporto dell’Università nell’opera di recupero, e uno, di autori vari, su cosa si intende per «fare scuola» sul territorio. IL LIBRETTO, edito quest’anno dalla Grafo su invito del Comune di Pertica Alta e del Sistema museale della Vallesabbia di cui Valotti, che ha scritto la prefazione, è coordinatrice, «è frutto del lavoro condiviso di competenze diverse, e nella sezione finale documenta gli esiti del progetto di educazione al patrimonio culturale che il Sistema museale ha promosso e l’Its Cesare Battisti di Salò ha attivato in collaborazione con l’Università di Brescia. Un esempio di adesione e di evoluzione del progetto “Valli Resilienti” ideato dalle comunità montane della Valsabbia e Valtrompia nell’ambito del programma AttivAree finanziato da Fondazione Cariplo».

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