Frane, a Vobarno ingaggiano l’elettronica

di Massimo Pasinetti
Una delle reti paramassi installate a Vobarno
Una delle reti paramassi installate a Vobarno
Una delle reti paramassi installate a Vobarno
Una delle reti paramassi installate a Vobarno

Meccanica ed elettronica si mescolano nel costoso e (si spera) efficace sistema di protezione della viabilità installato a Vobarno. Qui prima è avvenuta la posa di speciali reti paramassi costate 800 mila euro e finanziate dalla Regione, e adesso la barriera viene completata collocando sensori e semafori di sicurezza. È successo e succederà lungo la ex provinciale IV, per fermare la caduta dei massi che da sempre precipitano dal monte Cingolo. Un problema serio: dopo l’ultima grande frana del 2016, segnata anche da un enorme masso che aveva sorvolato un canale penetrando con violenza nella ditta Valsir e causando ingenti danni (ma per fortuna, senza colpire nessuno), per mesi sono rimaste chiuse al traffico sia l’ex provinciale che dà accesso al paese da Nord, sia la comunale che da Vobarno sale alle frazioni Teglie e Moglia. L’ultimo dissesto è stato affrontato posando reti a più livelli, disgaggiando macigni pericolanti e realizzando un vallo protettivo che hanno ridato sicurezza ai residenti, ai lavoratori della Valsir e a chi passa per le vie riaperte. Ma i massi continueranno a staccarsi, e allora alla barriera meccanica si affianca un sistema d’allarme. Proprio sulle reti saranno collocati alcuni sensori che, nel caso di improvvisi smottamenti, faranno scattare l’allerta. «Gli strumenti (che saranno posati proprio oggi) - spiega il vicesindaco Paolo Pavoni - saranno collegati ai due semafori posti a monte e a valle del versante franoso, e un eventuale masso in caduta farà accendere immediatamente la luce rossa bloccando il traffico. Intanto, più a valle sul percorso che le pietre possono compiere partendo dall’alto del monte Cingolo, sono stati collocati a varie quote altri paramassi che hanno il compito di fare da freno al materiale che eventualmente riuscisse a superare il primo sbarramento». A REALIZZARE e pagare l’intera opera ci ha pensato la Regione. Ora al Comune rimarranno in carico, nel tempo, le spese di manutenzione periodica. «Saranno poi portati a termine altri tre lotti di intervento per una spesa complessiva prevista di circa 4 milioni di euro su zone diverse, sulla base della criticità di ogni singola area - prosegue Pavoni -. Ma già questo lotto, il più importante, grazie ai sensori e ai semafori garantirà a chi transita o lavora sotto il monte Cingolo un livello di sicurezza più elevato. Fortunatamente - conclude il vicesindaco -, perché trovare il resto della somma necessaria agli ulteriori lavori non sarà un’impresa da poco». •

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