Depuratore, Valsabbia tradita dal Broletto

di Cinzia Reboni

La maggioranza di centrosinistra della Provincia «boccia» la mozione antidepuratore di Gavardo, evitando per un soffio di andare sotto, ma apre un’insanabile frattura con il territorio e uno strappo nel Pd. Emblematiche le parole del segretario provinciale del Partito Democratico dopo il voto: «Si è persa un'occasione per rimetterci in ascolto dei cittadini - afferma Michele Zanardi -, ma continueremo a lavorare per un centrosinistra che si possa presentare coeso alle prossime sfide». Non è bastata un’estenuante trattativa e un lavoro di fine cesello delle parole del documento per far approvare la mozione presentata da Marco Apostoli, sostenuta da tutto il centrodestra, che impegnava il Broletto «a chiedere all’Ufficio d’Ambito di invitare l’ente gestore Acque Bresciane a procedere alla redazione di un nuovo studio che coinvolga tutti i sindaci e i cittadini dei Comuni dell’asta del Chiese e di quelli del Garda, comitati e associazioni ambientaliste». Lo studio - secondo la mozione - avrebbe dovuto «approfondire quale sia la migliore soluzione per il collettamento e la depurazione dei reflui della sponda bresciana del lago di Garda, individuando la miglior soluzione in termini economici, di minore impatto ambientale, di economicità nella gestione e nelle tempistiche di realizzazione». LA MOZIONE - che era già stata «congelata» l’8 ottobre e ieri è stata nuovamente «limata» prima di entrare in aula con due emendamenti chiesti dal centrodestra - ha richiesto un ulteriore passaggio sotto la lente dei consiglieri attraverso una sospensione dei lavori per cercare di trovare un accordo. Che però non è arrivato. Il responso è stato di 8 voti contro 8. Mozione bocciata. L’ago della bilancia avrebbe potuto essere il consigliere del gruppo di centrodestra Nicoletta Benedetti, assente perché ha dato alla luce due gemelli. Il presidente della Provincia Samuele Alghisi ha motivato la scelta del centrosinistra compatto definendola «un voto di responsabilità rispetto alla pericolosità della condotta sublacuale. Il nostro voto contrario rispetto alla mozione non riguarda un mancato impegno a volersi relazionare o ad approfondire il tema, cosa che continueremo a fare per cercare una soluzione condivisa anche con il territorio». La discussione sul depuratore del Garda, come prevedibile, ha infiammato l’aula. Dai tavoli del centrodestra Giacomo Massa ha manifestato la sua «perplessità per il mancato coinvolgimento dei territori. I Comuni dell’asta del Chiese hanno il diritto di dire la loro. Il ruolo della Provincia non è quello di dire cosa va bene e cosa no, ma di raccogliere le sensibilità del territorio». Tesi confermata da Gian Luigi Raineri: «Sono stati fatti gravi errori: è inammissibile che ai sindaci non sia stato presentato uno straccio di progetto». Il vicepresidente del Broletto, Guido Galperti, ha rassicurato tutti sul versante economico - «il contributo non si perde» -, ma ha anche sottolineato «l’urgenza del nuovo depuratore. Non devono essere i 100 milioni la nostra preoccupazione principale: se il progetto non va bene, non andrebbe fatto a priori. Ma questo collettore è indispensabile e, soprattutto urgentissimo. La strada per un nuovo progetto è impervia. Lo studio è stato commissionato, fatto e validato. Disponibili ad un confronto sereno, ma non sulle suggestioni». IN MERITO ALLA mozione, il presidente Alghisi è stato tranchant: «Vedo delle criticità in questa richiesta. Trovo difficile che un ente autonomo che ha seguito un certo tipo di percorso possa ora disconoscerlo. Un conto è chiedere ad Ato e Acque Bresciane di analizzare i sei progetti presentati, un altro procedere a realizzarne uno ex novo. Se l’Università di Brescia, che ha fatto un lavoro di comparazione tra gli studi, ha stabilito che il migliore è quello di Gavardo, come chiedere di presentarne uno ancora migliore? Chi può portare i progetti, se non gli enti competenti? Non certo la Provincia o la Comunità Montana». Il riferimento è all’intervento di Giovanmaria Flocchini, che nella riunione della Consulta per l’ambiente di mercoledì aveva dichiarato che «la Comunità Montana della Valsabbia ha affidato uno studio a consulenti di fiducia». Su questo punto ieri è stata fatta chiarezza: l’ente ha contribuito alla realizzazione di un’analisi per verificare i parametri e i criteri adottati dall’Università di Brescia. Quindi non a dar vita ad un nuovo studio. «IL PRESIDENTE della Comunità Montana ha reagito in questo modo perché si è sentito abbandonato dalla Casa dei Comuni - ha sottolineato il consigliere Massimo Tacconi -. Visto che non c’è stata concertazione, chiediamo almeno uno studio appropriato che tenga conto delle esigenze emerse. Altrimenti la possibilità che questo progetto vada avanti è minima». A più riprese, e con argomentazioni anche diverse, il centrodestra ha cercato di «convincere» il centrosinistra a «prendersi delle responsabilità. Il consigliere Apostoli - ha sottolineato Renato Pasinetti - in questa occasione si è smarcato dalla maggioranza, trovando il sostegno del centrodestra. Ma senza il suo voto questa maggioranza in questo consiglio non esisterebbe». Il depuratore «risolve i problemi, non li crea - ha aggiunto Cristina Almici -, ma la preoccupazione maggiore è come viene gestito». Marco Apostoli ha posto un ulteriore quesito. «In questa fase sono stati ascoltati soltanto i sindaci del Garda, e non gli altri. E non sto parlando solo dell’asta del Chiese. Il professor Giorgio Bertanza dell’Università ha spiegato nella riunione della Consulta che in estate l’acqua del depuratore finirà nel Naviglio, e la cosa ha già provocato la reazione dei sindaci di Nuvolera, Nuvolento e di Prevalle, nonché di Rezzato, che ne discuterà in consiglio il 28 novembre: si opporranno tutti, perché hanno scoperto solo da pochi giorni che la depurazione del Garda passerà dentro casa loro». IRONICAMENTE Marco Apostoli ha ricordato che «il professor Bertanza ci ha detto che un depuratore non è una discarica, e che un progetto ben realizzato richiamerà addirittura l’interesse di visitatori, scolaresche... Nascerà in pratica il “turismo del depuratore”. Allora facciamolo a Manerba, dove hanno già le strutture ricettive adeguate...». •

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