Calendari e controlli venatori «I nuovi regali della Regione»

di P.BAL.
Cinghiali, spari senza limiti
Cinghiali, spari senza limiti
Cinghiali, spari senza limiti
Cinghiali, spari senza limiti

La «sceneggiatura» è del consigliere regionale Floriano Massardi, ex sindaco di Vallio e capannista che si è premurato di ricordarlo ai suoi elettori con la doppietta; ma nella «regia» c’è probabilmente anche la mano dell’assessore Fabio Rolfi. Parliamo della nuova puntata della serie prodotta dalla Regione Lombardia: un lungo format di provvedimenti di sostegno e promozione della caccia. Che stavolta punta anche all’azzeramento della possibilità di sorprendere in flagranza di reato chi viola le leggi. Andrà in onda tra pochi giorni con la discussione in Consiglio regionale di una serie di modifiche della legge forse più modificata del mondo: la 26 del 1993 che in Lombardia regola appunto l’attività venatoria. Tra i «colpi di scena» della nuova puntata l’estensione della caccia di selezione agli ungulati, col cinghiale in particolare cui si potrà sparare tutto l’anno e pure di notte col visore notturno, l’anticipazione dell’accesso ai 15 giorni di caccia vagante concessi ai capannisti, l’allungamento della stagione della beccaccia e via ampliando. Ma c’è anche un tentativo di inertizzazione della vigilanza venatoria: di quella, spesso molto efficace e causa di una larga fetta dell’ammontare complessivo dei verbali, attuata dalle guardie volontarie. E proprio questa novità sta provocando non pochi mal di pancia e prese di distanza anche tra le associazioni venatorie e tra i vertici nazionali e regionali delle stesse associazioni di cacciatori. Non tutti, insomma, hanno apprezzato. DI CERTO non apprezzano Lav, Lac, Lipu, Wwf, Cabs, Enpa, Gaia, Gol e Legambiente, associazioni che a livello nazionale stigmatizzano non solo l’ennesima regalia, ma anche la scelta di Massardi che vorrebbe poter veder arrivare le guardie volontarie anche da grande distanza e con la nebbia, obbligandole a indossare un giubbino e un cappello ad alta visibilità durante i loro controlli. Chissà cosa direbbero gli agenti della Digos se fossero obbligati a farsi vedere in giro sì in borghese, ma con la scritta «polizia» sulla giacca. Le associazioni ambientaliste, intanto, dicono la loro ricordando che «immaginare un guardiacaccia visibile come un catarifrangente che cerca di sorprendere uno dei tanti bracconieri che abbatte specie protette o usa mezzi vietati sembra più una barzelletta che l’atto legislativo di un Paese serio». «Nel momento in cui l’Italia, sulla spinta della procedura d’infrazione Eu-Pilot attivata dalla Commissione europea per la grave situazione del bracconaggio nel nostro Paese - proseguono le associazioni - ha approvato il Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, la Regione Lombardia andrebbe a indebolire la vitale attività delle guardie venatorie volontarie. Proprio la Lombardia, secondo l’analisi del Cabs, si guadagna ogni anno la maglia nera del bracconaggio, con il 31% dei reati venatori commessi in Italia, e il lavoro svolto dai volontari è alla base del 35% di tutte le persone denunciate per illeciti venatori». Le nove associazioni ricordano anche che «le guardie giurate volontarie, che sono pubblici ufficiali e a seconda dei pareri delle procure anche agenti di polizia giudiziaria, indossano un abbigliamento uniformato proprio per essere riconoscibili, e i prefetti approvano le divise e/o i distintivi ai sensi del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza». Infine il capitolo visore notturno per la caccia al cinghiale, «mezzo non compreso fra quelli consentiti tassativamente dalla legge 157 del ’92 e definito illegale anche dalla Corte di Cassazione con una sentenza del 2015», e la caccia di selezione al cinghiale tutto l’anno, che «porterà a un aumento esponenziale del bracconaggio e del disturbo della fauna». •

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