Lavori in castello,
per ora ci sono
solo frane

di Luciano Ranzanici
Un particolare dello smottamento di Breno
Un particolare dello smottamento di Breno
Un particolare dello smottamento di Breno
Un particolare dello smottamento di Breno

Ogni mattina il professor Gianni Ghetti osserva preoccupato la fenditura nella roccia alle sue spalle, e poi spera intensamente che il terreno (e il bel tempo) sia più forte della pioggia. La fa per un motivo serio: l’ex insegnante vive sulle pendici della collina del castello di Breno, e la sua abitazione si trova dentro il cantiere in cui dalla fine dello scorso anno si sta lavorando con difficoltà (attualmente è tutto fermo) per arrivare alla collocazione dell’ascensore che condurrà direttamente i visitatori alla rocca sovrastante.


UNA DECINA di giorni fa, per l’abbondanza delle piogge alcune parti degli antichi e preziosi muri terrazzati (probabilmente del Settecento) sono franate in rapida sequenza. Uno ha ceduto durante la notte e il materiale si è depositato a pochi metri della proprietà dell’ex docente. Le pietre e il terreno rotolati a valle hanno anche danneggiato alcune reti di protezione posate dopo l’intervento di disgaggio e di ripulitura della porzione di collina da parte dei rocciatori. Finora le telefonate del privato per segnalare il cedimento del muro e non solo hanno ricevuto vaghe risposte istituzionali, e solo dopo la sollecitazione di Chiara, la figlia di Gianni Ghetti, l’assessore Sandro Farisoglio ha fatto coprire con dei teli il corpo della frana. Niente di più. Dallo scorso anno, quando il cantiere per la realizzazione dell’ascensore è stato aperto, le preoccupazioni della famiglia residente sono cresciute accompagnate dal lentissimo avanzamento delle opere, e con le modifiche in corsa del progetto, il professor Ghetti ha ormai maturato la convinzione che le sue legittime ragioni sarebbero poco ascoltate. Comunque finora non ha ricevuto risposte rassicuranti. Neppure rispetto all’ipotesi, plausibile, che siano stati proprio i lavori eseguiti fino a oggi - ovvero le operazioni di ripulitura e di preparazione della collina - a facilitare i cedimenti che stanno minacciando casa sua.


DOPO LE DUE frane, in famiglia non ci si sente ovviamente al sicuro, e in Comune il sindaco Alessandro Panteghini continua ad attendere una risposta dell’Ustif, l’ente ministeriale che deve esprimere il proprio parere vincolante per la prosecuzione dei lavori. Insomma, mentre in una casa sotto il castello si incrociano le dita e si chiede un aiuto che non arriva, una delle opere più importanti varate dalla vecchia giunta Farisoglio resta in stallo.

Suggerimenti