La fitodepurazione
fa miracoli svolta
green al rifugio Gnutti

di Lino Febbrari
La presentazione dell'intervento realizzato al rifugio Gnutti
La presentazione dell'intervento realizzato al rifugio Gnutti
La presentazione dell'intervento realizzato al rifugio Gnutti
La presentazione dell'intervento realizzato al rifugio Gnutti

Un intervento realizzato in tempi record. Che è scaturito dai riscontri positivi di tre analoghe esperienze che hanno contribuito a risolvere le problematiche della depurazione delle acque nere dei rifugi in alta quota. Col supporto finanziario della Fondazione Gnutti, del Cai di Brescia (proprietario dello stabile) e di Enel produzione (cui fa capo il vicino invaso artificiale), la Comunità montana di Valle Camonica è riuscita a dotare il rifugio Serafino Gnutti, in Val Miller di Sonico, di un moderno impianto di fitodepurazione.


LA FITODEPURAZIONE altro non è che un processo naturale di purificazione delle acque che utilizza le capacità depurative di alcune specie erbacee spontanee, che vengono impiantate in un letto di materiale poroso (in questo caso di zeolite, assai leggera e, quindi, il trasporto con l’elicottero ha inciso meno), collocato su una superficie impermeabilizzata. Una innovazione tecnologica che si sostituisce alla tradizionale fossa biologica. «Un’operazione che dimostra come la pubblica amministrazione - commenta soddisfatto Massimo Maugeri, assessore al Parco dell’Adamello in Comunità montana - quando ci mette testa e impegno riesce a ottenere buoni risultati in un lasso di tempo ridotto nonostante la burocrazia». La spesa complessiva di 75mila euro è stata suddivisa tra famiglia Gnutti 30.000 (il rifugio è intitolato alla memoria del congiunto Serafino, medaglia d’oro, caduto sul fronte greco-albanese nel gennaio del 1941), e 15mila ciascuno Cai di Brescia, Comunità montana ed Enel Produzione. «Tutti noi siamo legati ai valori della montagna e al ricordo di Serafino - afferma Giacomo Gnutti - pertanto non potevamo esimerci dal contribuire alla realizzazione di questo impianto». Anche in questa struttura quindi, come avvenuto qualche anno fa al non lontano Tonolini posto al Baitone, l’intervento naturalistico ha risolto un annoso problema sanitario, ambientale e soprattutto olfattivo: gli sgradevoli odori che si diffondevano tutto attorno non danno più il benvenuto agli ospiti. «I due rifugi montani sono un po’ il fiore all’occhiello di un comparto importantissimo per l’escursionismo e l’alpinismo - osserva il sindaco di Sonico Gian Battista Pasquini -. In particolare questo è diventato il punto di appoggio fondamentale per la via diretta di accesso all’Adamello». La presentazione del nuovo impianto ha fornito al presidente del Cai di Brescia Angelo Maggiori l’occasione per ribadire come i rifugi costituiscano un ecosistema molto delicato e pertanto le persone che vi accedono non possono continuare a pensare che tutto ciò che portano nello zaino possono poi lasciarlo al gestore come scarto.

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