L’antico mulino ha un futuro assicurato

di Luciano Ranzanici
I due anziani gestori del mulino museo di Bienno col loro successoreL’antico mulino di via Glere è anche un museo da visitare
I due anziani gestori del mulino museo di Bienno col loro successoreL’antico mulino di via Glere è anche un museo da visitare
I due anziani gestori del mulino museo di Bienno col loro successoreL’antico mulino di via Glere è anche un museo da visitare
I due anziani gestori del mulino museo di Bienno col loro successoreL’antico mulino di via Glere è anche un museo da visitare

Manuel Moscardi ha solo 23 anni, ma già da dieci dà una mano ai nonni (ultra ottantenni) nella gestione di un pezzo della storia di Bienno: il mulino settecentesco diventato un museo vivente (nel senso che funziona ancora) di via Glere. E ieri il giovane ha assunto la responsabilità della storica struttura, che produce e commercializza una delle più apprezzate farine da polenta della Valcamonica. La storia continua, insomma. Per rendere idea dell’impegno quotidiano dei titolari, basti sapere che per macinare un quintale di mais ci vogliono non meno di 7 ore, e Francesca Denage e il marito Battista Bellini da più di quarant’anni fanno funzionare l’antico impianto mosso dalla forza dell’acqua. Sono ormai delle istituzioni, e soprattutto l’anziana viene identificata ormai col mulino e viceversa, avendo speso parte della sua vita qui («ci sono praticamente nata e cresciuta», dice). Ora, sempre col marito sarà lei ad affiancare il nipote nella conduzione. La pandemia ha fatto sentire i propri effetti anche tra le settecentesche mura del mulino, che con la fucina museo è l’emblema del lavoro biennese, ma nonni e nipote sono fiduciosi in una ripresa dell’attività; anche se il prossimo agosto la mostra mercato, molto importante per loro, non ci sarà. «IERI il sindaco Massimo Maugeri ha in pratica dato il via al nuovo corso affidato alle capacità di Manuel: «La Società cooperativa sociale Biennese prende in carico questo giovane che si occupa del mulino e noi provvederemo a sostenerlo in questa per importante attività - ha spiegato il primo cittadino -. Francesca e Bortolo sono felici perché evidentemente hanno seminato bene, e il Comune tiene molto a questa struttura, che è museo dal 1998 e di nostra proprietà dal 1986. Due anni fa abbiamo provveduto al rifacimento del tetto, a far ripartire la seconda macina e a un’altra miglioria». Quale miglioria? Francesca e Battista hanno lavorato per anni al gelo in inverno, e finalmente hanno acconsentito a dotare i locali di una stufa. Il tutto in un impianto nato nel ’400 grazie alla famiglia Tempini. L’alluvione del 1634 lo distrusse in gran parte e nel secolo successivo venne risistemato. •

Suggerimenti