Incendio doloso,
in fiamme
quattro baite

di Lino Febbrari
Non ci sarebbero dubbi sull’origine dolosa del devastante incendioA  notare fumo e bagliori gli abitanti di Cané di Vione e Villa DalegnoLe squadre dei vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte
Non ci sarebbero dubbi sull’origine dolosa del devastante incendioA notare fumo e bagliori gli abitanti di Cané di Vione e Villa DalegnoLe squadre dei vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte
Non ci sarebbero dubbi sull’origine dolosa del devastante incendioA  notare fumo e bagliori gli abitanti di Cané di Vione e Villa DalegnoLe squadre dei vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte
Non ci sarebbero dubbi sull’origine dolosa del devastante incendioA notare fumo e bagliori gli abitanti di Cané di Vione e Villa DalegnoLe squadre dei vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte

Perché hanno appiccato le fiamme? Per vendetta, per vecchi rancori covati magari da anni, oppure è stata una bravata? Premesso che non ci sarebbero dubbi sull’origine dolosa dell’incendio che nella tarda serata di mercoledì sui monti di Temù, al confine con il territorio di Ponte di Legno, ha distrutto completamente due cascinali, danneggiato seriamente un altro e, per fortuna, risparmiato un quarto dalla distruzione, sono quelli esposti i quesiti cui dovranno trovare una risposta gli investigatori dei Vigili del fuoco e i carabinieri di Ponte di Legno.

UN EPISODIO dai contorni inquietanti che ha sconcertato tutti in alta Valle. Che ha lasciato l’amaro in bocca soprattutto ai proprietari degli immobili. Fino a qualche decina di anni fa quattro vecchi fabbricati adiacenti semidiroccati. Poi poco alla volta due sono stati riqualificati, ma hanno mantenuto la loro antica funzione agricola. Un altro rimesso (spartanamente) a nuovo negli anni Novanta. L’ultimo (quello risparmiato dal rogo) trasformato in una bella casetta montana in cui trascorrere d’estate (ma anche in inverno) piacevoli giornate in compagnia di familiari e amici. Non ci sono (quasi) più. A parte quello solo intaccato lievemente dalle fiamme, gli altri tre sono ridotti a monconi di legno carbonizzati e muri anneriti, e tutto quanto contenevano è stato ridotto in cenere, o talmente danneggiato da finire inevitabilmente in discarica.

A NOTARE gli inconsueti bagliori notturni stagliarsi non distante dalle piste da sci Roccolo-Ventura e Croce, poche centinaia di metri al di sotto del rifugio Maralsina, e a lanciare i primi dei numerosi allarmi alla centrale del 112, attorno alle 21.30, sono stati gli abitanti di Canè di Vione e di Villa Dalegno di Temù: entrambi gli abitati si trovano infatti in posizione dominante sull’altro versante della vallata. In pochi minuti quelle flebili fiammelle hanno assunto proporzioni catastrofiche. Sono state inviate sul posto diverse squadre di Vigili del fuoco, da Ponte di Legno, Vezza d’Oglio, Edolo e Darfo. La strada sterrata e alcuni punti particolarmente impervi hanno impedito alle autobotti di raggiungere la località. Per questo l’incendio è stato affrontato e domato impiegando i fuoristrada dotati di piccoli serbatoi d’acqua, solitamente utilizzati dai militi negli interventi boschivi. Il lavoro dei soccorritori è proseguito per tutta la notte e solo all’alba è stata completata la bonifica dell’area interessata dal devastante rogo. Resta l’interrogativo: chi è stato e perché? Domande alle quali si proverà a rispondere nelle prossime ore, alla luce dei rilievi e delle indagini.

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