Il lupo torna in Valcamonica: una sfida e insieme una risorsa

di Lino Febbrari
Lo splendido lupo immortalato un paio d’anni fa in Val Grande
Lo splendido lupo immortalato un paio d’anni fa in Val Grande
Lo splendido lupo immortalato un paio d’anni fa in Val Grande
Lo splendido lupo immortalato un paio d’anni fa in Val Grande

Il ritorno naturale del lupo sulle Alpi costituisce una grande risorsa, dal punto di vista ambientale innanzitutto ma anche da quello turistico, e la «convivenza» con la pratica della caccia agli ungulati è possibile perché questo carnivoro (come tutti gli altri e come la scienza sa e dice da sempre) preda prevalentemente animali vecchi, deboli o malati. La presenza di questo predatore (insieme a quella dell’orso) è insomma un segnale evidente di equilibrio ambientale. Concetti basici, ma forse ancora lontani da un mondo che a volte preferisce i luoghi comuni, ribaditi sere fa a Ponte di Legno da alcuni esperti durante un incontro promosso dalla Regione e dal Parco dello Stelvio e rivolto ai cacciatori che affollavano la sala consiliare. «Il lupo va a completare quella che è la catena ecologica degli erbivori - ha ricordato Renato Semenzato, biologo, docente al master di primo livello sulla fauna selvatica dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e tecnico del progetto WolfAlps - e, per fare un esempio, la sua attività predatoria contribuisce notevolmente a ridurre naturalmente il numero dei cinghiali. Quindi, sostanzialmente, con l’orso sarà l’attore principale della selezione naturale sull’arco alpino e nelle altre zone in cui sono stati segnalati dei branchi». IL RITORNO dei grandi predatori sul territorio regionale è seguito dal Pirellone attraverso l’Ersaf e il Comitato di gestione lombardo del Parco dello Stelvio. «È un fenomeno del tutto naturale - ha precisato Elisabetta Rossi -, che gestiamo attraverso alcuni progetti europei, grazie ai quali riusciamo a diminuire le predazioni a danno degli allevatori, a informare i cittadini e, soprattutto, a controllare i soggetti presenti». Il ritorno sulle Alpi del Canis lupus è un successo che parte da molto lontano: da una protezione decisa negli anni Settanta che ha salvato una specie allora in gravissimo pericolo di estinzione. «Questa per noi sarà una nuova sfida - ha aggiunto Luca Pedrotti, responsabile scientifico dell’area protetta più vasta d’Italia -, perché se è vero che il lupo è una importante risorsa per gli ecosistemi e per la biodiversità, rappresenta pur sempre un problema rispetto a quelle che sono le aspettative dell’uomo, economiche e agricole soprattutto. La sfida è proprio questa: coniugare la necessità della conservazione della specie con la salvaguardia delle attività montane, importanti anche per il mantenimento della biodiversità». •

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