Centrale addio,
ma nessuno
resterà al freddo

di Lino Febbrari
Lavori di allacciamento a pieno ritmo a Sellero e Cedegolo
Lavori di allacciamento a pieno ritmo a Sellero e Cedegolo
Lavori di allacciamento a pieno ritmo a Sellero e Cedegolo
Lavori di allacciamento a pieno ritmo a Sellero e Cedegolo

A più di 40 giorni dall’annuncio della sospensione del teleriscaldamento che ha suscitato malumori e un vespaio di polemiche a Sellero, Novelle e Cedegolo, un terzo circa dei 350 utenti che rischiavano di rimanere al freddo sono stati collegati alla rete del metano. Dai primi di ottobre tre squadre di operai coordinate da Vallecamonica Servizi sono al lavoro per realizzare i nuovi allacciamenti, con l’obiettivo di soddisfare presto le richieste fatte agli sportelli temporanei della società allestiti un mese fa nei municipi.


I LAVORI sono rapidi: ci sono giornate in cui vengono portati a termine anche sei-sette collegamenti. In altre invece, come nel caso dello stadio, dove è stato necessario scavare una trincea di più di 100 metri per unire la conduttura principale alla derivazione, e in alcune zone della Scianica con gli stessi problemi, l’operazione richiede anche tre, quattro giorni. Insieme ai dipendenti della multiutily camuna, in queste settimane sono oberati di lavoro anche gli istallatori di caldaie e diversi artigiani, questi ultimi impegnati a posizionare le cassette per i contatori e in altre piccole finiture. E ci sono pure cittadini abituati a maneggiare cazzuole e malta che si arrangiano. I piani prevedono che entro fine anno quasi tutte le famiglie che ne hanno fatto richiesta potranno riscaldarsi grazie al metano. Non accenna invece a placarsi la rabbia per la grottesca vicenda che ha coinvolto decine di famiglie all’oscuro del fatto che le cose stessero precipitando. Una vicenda innescata dall’improvvisa decisione di Energy Wood, la società che a marzo ha rilevato la proprietà della Tsn dalla multinazionale francese che da una dozzina di anni gestiva l’impianto tra il capoluogo e Novelle, di interrompere l’erogazione del calore alle abitazioni private e agli edifici comunali. È convinzione diffusa che i nuovi proprietari (gli stessi che hanno acquisito e chiuso le centrali a biomassa di Marmentino e Collio) abbiano proceduto all’acquisto (forzato dalla multinazionale?) per un pugno di euro al solo scopo di smantellare un’attività in rosso: il passivo accumulato ammonterebbe a parecchi milioni. Una volta spenta la caldaia, il passo successivo di Energy Wood sarà probabilmente quello di smontare la centrale per rivenderla. Naufraga così la filiera bosco-energia ideata dopo l’incendio che nell’aprile del 1997 distrusse centinaia di ettari. I promotori intendevano recuperare l’enorme quantità di materiale legnoso per produrre energia elettrica e calore. Solo una minima quantità di quel legname ha invece varcato i cancelli dell’impianto, che negli anni avrebbe bruciato cippato proveniente da mezza Europa.

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