Armi, libero il patron
del Darfo, il fratello
Saimir: «Sono le mie»

di Mario Pari
Gezim Sallaku: disposta la scarcerazione per il presidente del Darfo
Gezim Sallaku: disposta la scarcerazione per il presidente del Darfo
Gezim Sallaku: disposta la scarcerazione per il presidente del Darfo
Gezim Sallaku: disposta la scarcerazione per il presidente del Darfo

Fratelli Sallaku e armi: gli arresti sono stati convalidati, ma per tutti e quattro è stata disposta la scarcerazione, se non detenuti per altri motivi, per difetto di «gravità indiziaria». La decisione è stata depositata ieri dal giudice per le indagini preliminari. Proprio il quinto fratello, quello già in carcere per droga, Saimir, rimasto estraneo alla vicenda delle pistole rinvenute nella villa di Sale Marasino, si è ora autoaccusato della detenzione e questo, unitamente ad altri elementi, ha portato il gip a disporre la scarcerazione. La richiesta di misura cautelare è quindi respinta nei confronti di Taulant, Gazmir, Isuf e Gezim. Taulant rimane in stato d’arresto per le accuse relative alla droga. Il più noto dei cinque è Gezim, imprenditore e presidente del Darfo Calcio.

PER IL GIUDICE «Non possono considerarsi elementi di segno univoco nel senso predetto, né il luogo del rinvenimento perché, pur trattandosi di parte comune dell’edificio le pistole erano nascoste nell’intercapedine, quindi in luogo non visibile; né la comunanza dei procedimenti penali ai quali i fratelli sono sottoposti per reati di natura per lo più fiscale e solo con riguardo a Taulant e Saimir attinenti al traffico di stupefacenti». Per il magistrato «l’unico dato certo resta quindi il rinvenimento delle armi in un luogo comune dell’edificio di proprietà della famiglia Sallaku che però, proprio perché accessibile a tutti, non solo non consente di attribuire la disponibilità delle armi rinvenute all’uno o all’altro fratello, ad eccezione di Saimir che si autoaccusa, ma addirittura per paradosso, di poterne attribuire il concorso in detenzione anche alle compagne o alle mogli degli arrestati ovvero a qualunque altra persona frequenti abitualmente la casa». E «a ciò si aggiunge che anche a voler ritenere che tutte le armi siano riconducibili al solo Saimir come da questi dichiarato, ai fini della configurabilità del concorso in detenzione non è sufficiente la mera consapevolezza “che gli altri siano armati“ essendo necessario un ulteriore apporto casuale affinché si esuli dalla mera connivenza non punibile». Gezim Sallaku, nel pomeriggio di ieri ha dichiarato: «Per quanto riguarda le armi trovate nel garage comune, sia io che i miei fratelli arrestati abbiamo dimostrato la nostra estraneità. Sono molto amareggiato per il fatto che sia stato accostato il mio nome a questioni di droga; io non ho mai avuto niente a che fare con la droga. Il fatto che un mio parente sia accusato di questo tipo di reati è un dolore per me e per tutta la mia famiglia. Chi ha un indagato in famiglia sa cosa si prova. Le mie iniziative economiche non hanno mai avuto nulla a che fare con la droga». Gianbattista Scalvi, legale dei fratelli Sallaku: «Si è trattato di un arresto di iniziativa della polizia giudiziaria. Il giudice ha ritenuto non ci fossero elementi per applicare misure cautelari. La problematica relativa alla droga è estranea a questo procedimento. È inopportuno doversi giustificare a mezzo stampa».

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