Appalti e arresti, il gip conferma le misure

Le forze dell’ordine davanti al municipio di Cimbergo in Valle Camonica
Le forze dell’ordine davanti al municipio di Cimbergo in Valle Camonica
Le forze dell’ordine davanti al municipio di Cimbergo in Valle Camonica
Le forze dell’ordine davanti al municipio di Cimbergo in Valle Camonica

Tutte le richieste sono state rigettate. Si tratta delle richieste di revoca o di misure meno afflittive rispetto a quelle disposte dal gip Lorenzo Benini nell’inchiesta sugli appalti pubblici a Cimbergo. L’inchiesta della procura di Brescia riguarda la presunta turbata libertà degli incanti. GLI ARRESTI DOMICILIARI sono stati disposti nei confronti del sindaco Gianbettino Polonioli, di un consigliere comunale, di una dipendente comunale e di due imprenditori. Il gip ha poi disposto l’obbligo di firma per una decina di imprenditori. Gli indagati sono complessivamente 26, in gran parte imprenditori. Tra i destinatari delle misure firmate dal gip non tutti ne hanno chiesto la revoca. Dei cinque ai domiciliari, che in sede d’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, sono stati in tre a chiederla. Per altri è stato disposto l’obbligo di firma: in questo caso chi è stato sentito dal gip, e ha deciso di rispondere, ha negato ogni addebito. La vicenda ovviamente ha scosso la Valle Camonica, un territorio nel quale, oltre a Cimbergo, recentemente altri Comuni sono stati travolti da inchieste giudiziarie. Al centro delle indagini relative al periodo compreso tra il 2017 e il 2018 sono finiti tre appalti. Ci sono quello per i lavori di risezionamento alveo del torrente Varecola, quello per la riqualificazione energetica del municipio dal valore di 229.358,81 euro e infine quello per la realizzazione di opere di difesa «da colate detritiche lungo il torrente Varecola/Figna» dal valore di 1,23 milioni di euro. Gli imprenditori destinatari della misura dell’obbligo di firma, secondo l’accusa, si sarebbero prestati a partecipare alle gare d’appalto al solo fine di «saturare la graduatoria». Le misure cautelari sono state eseguite lunedì scorso e nelle ore successive la vicenda è venuta alla ribalta delle cronache. Tra gli imprenditori finiti ai domiciliari uno di loro è indagato anche con un’altra accusa: si tratta di intralcio alla giustizia perché a un collega avrebbe chiesto di non riferire in che modo funzionasse il sistema di assegnazione degli appalti in cambio dell’azzeramento di un debito. CON RIFERIMENTO alla figura del sindaco nell’ordinanza sono riportati passaggi pesanti: «Gianbettino Polonioli - sottolinea il gip ricordando come per tutti sussista il rischio di reiterazione del reato - anziché proteggere il Comune è arrivato a deplorare il comportamento dei dipendenti che agli inquirenti avevano riferito il modo con cui erano state depositate le manifestazioni di interesse». Nessuno di coloro che si trovano ai domiciliari ha quindi deciso di fornire la propria versione dei fatti al giudice. Non è detto però che non decidano di sottoporsi a interrogatorio prossimamente, oppure che presentino ricorso al tribunale del riesame, chiedendo la revoca delle misure cautelari. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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