È già rischio valanghe e la 345 dei tanti dissesti va in letargo anticipato

di C.VEN.
Un tratto della sp 345 immortalato ieri mattina sotto la neve
Un tratto della sp 345 immortalato ieri mattina sotto la neve
Un tratto della sp 345 immortalato ieri mattina sotto la neve
Un tratto della sp 345 immortalato ieri mattina sotto la neve

Il report del nivologo della Provincia, Federico Rota, non ha lasciato dubbi: il pericolo valanghe è elevato. Così, da ieri mattina la provinciale 345 è chiusa (anche sul versante valsabbino, nella località Gaver già ampiamente perseguitata negli anni dal pericolo di valanghe), e l’allerta è massima. Sul versante camuno, dalla località Nodano, poco prima di Campolaro, fino a Bazena (oltre, tra Bazena e Crocedomini, la sbarra del divieto d’accesso era già scesa la scorsa settimana in vista dell’inverno) è vietato il transito a qualsiasi mezzo motorizzato, motoslitte comprese, e pure ai pedoni. LA SITUAZIONE del tempo è in continuo peggioramento, e la neve, annunciata a quote più basse, in realtà è scesa soprattutto oltre i 1.400 metri ed è molto bagnata. Ecco perché la strada, ai cui lati la tempesta Vaia aveva strappato tutti gli alberi che facevano da barriera, è pericolosa e soggetta a distacchi improvvisi. Restando fermi ai «numeri» di ieri, l’accumulo aveva superato già i 40 centimetri, e come detto la perturbazione non accenna ad andarsene, «almeno fino a martedì», dicono le previsioni meteo. Così la provinciale, inagibile anche in estate per i lavori di messa in sicurezza dei versanti, subisce un altro stop in vigore fino a una nuova ordinanza del Broletto. Nel paradiso non autorizzato delle motoslitte è vietato, come sempre, il transito. L’INCIDENTE annunciato che ha ucciso Andrea Morandini è lontano ormai due anni ma il pericolo resta. La zona, battuta da tanti nonostante i divieti cubitali, «è pericolosa» ribadiscono i tecnici della Comunità montana e del Parco dell’Adamello. La strada chiusa da Campolaro sta a significare un rischio reale. A segnalare lo stop ci sono i cartelli, e a chi si trova in quota è stato chiesto di tornare a valle: poche persone, qualche malghese e i gestori dell’albergo Belvedere. Una nuova «tegola» per tutti, anche se tutti si augurano che non finisca come due anni fa, quando la tanta neve aveva provocato ripetute valanghe sul percorso asfaltato e costretto la Provincia a rinunciare a una pulizia troppo impegnativa.

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