Uccise uno
spacciatore: sarà
di nuovo in appello

di Mario Pari
Una delle prime fasi delle indagini, da parte dei carabinieri, la sera del ritrovamento del cadavere FOTOLIVE
Una delle prime fasi delle indagini, da parte dei carabinieri, la sera del ritrovamento del cadavere FOTOLIVE
Una delle prime fasi delle indagini, da parte dei carabinieri, la sera del ritrovamento del cadavere FOTOLIVE
Una delle prime fasi delle indagini, da parte dei carabinieri, la sera del ritrovamento del cadavere FOTOLIVE

Ci sarà un altro processo d’appello. Non per l’intera vicenda, ma in accoglimento della richiesta dell’avvocato Giambattista Scalvi, sulle circostanze aggravanti. Questo è quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, nell’udienza di ieri, con riferimento alla posizione di Manuel Rossi. La vicenda è quella dell’omicidio avvenuto alcuni anni fa ad Erbusco.

 

L’OMICIDIO di Riad Belkahla, 48 anni, tunisino, risale al 12 aprile 2016. Venne ucciso a Erbusco e dagli accertamenti di medicina legale emerse che era stato compito 83 volte con un coltello. Al termine del processo di secondo grado Manuel Rossi venne condannato a 17 anni di carcere, dei quali 16 per il delitto e uno per droga. Sempre in secondo grado, ma al termine di un altro processo, la fidanzata Giulia Taesi venne condannata a 15 anni per il delitto e a uno per droga. La giovane non ha però presentato ricorso in Cassazione e dopo il secondo grado la condanna è passata in giudicato. Il delitto, secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dal pm Ambrogio Cassiani, era maturato in un contesto di droga e in particolare di debiti per gli stupefacenti. In particolare la coppia di fidanzati si sarebbe ritrovata a dover pagare un debito di 1000 euro a Riad Belkahla. Quella sera venne quindi fissato un appuntamento e i tre s’incontrarono per salire poi sull’auto della vittima. Lui al posto di guida, seduta a fianco Giulia Taesi e dietro Manuel Rossi. Secondo la ricostruzione fornita da quest’ultimo, la vittima avrebbe estratto il coltello nell’apprendere che i due fidanzati non avevano con loro i mille euro per saldare il debito di droga. Fu a quel punto che Riad Belkahla, venne colpito 83 volte.

 

IL CORPO del tunisino venne ritrovato nelle ore successive e delle indagini si occuparono i carabinieri. Nel giro di pochi giorni vennero arrestati i due fidanzati. Ma fu Manuel Rossi ad accollarsi la responsabilità del delitto, sostenendo d’essere stato lui a colpire la vittima che poco prima aveva estratto il coltello e minacciato la fidanzata. Manuel Rossi nel corso degli anni e dei processi non ha più cambiato versione. La sua però dal pm Cassiani è stata considerata, con riferimento alle dichiarazioni rese, una «difesa d’amore». Una difesa d’amore nei confronti della fidanzata che avrebbe avuto un ruolo attivo nella vicenda. Per questo il pm aveva chiesto una condanna a 30 anni di carcere. Ma la difesa, di Giulia Taesi, rappresentata dagli avvocati Loretta Pelucco e Adriana Vignoni riuscì a ottenere l’esclusione delle aggravanti e la condanna, in abbreviato, fu a 15 anni. Condanna confermata in appello. In quanto a Manuel Rossi, avrà un altro processo in corte d’assise d’appello a Milano, ma limitatamente alle circostanze aggravanti. Quanto appunto aveva chiesto l’avvocato Giambattista Scalvi.

 

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