Tomba violata:
cosa cercavano
i profanatori?

di Alessandro Gatta
Cimitero di Gavardo
Cimitero di Gavardo
Cimitero di Gavardo
Cimitero di Gavardo

Uno sfregio fine a se stesso o chi ha squarciato la bara stava cercando qualcosa? È l’interrogativo chiave per risolvere il giallo della tomba profanata a Gavardo. Sull’inquietante episodio la Procura ha aperto un’inchiesta contro ignoti per violazione di sepolcro. Le indagini non trascurano alcuna pista: dallo scambio di sepoltura, alla vendetta passando appunto per l’ipotesi che nel feretro fosse custodito qualcosa di così prezioso o importante da rischiare un raid notturno nel cimitero. Un’ipotesi rafforzata dal fatto che i resti siano stati spostati dalla bara.


LA TOMBA VIOLATA è quella di Francesco Persavalli, gestore di una stazione di servizio del paese morto a 58 anni nel 2001 dopo una grave malattia. Il fratello Riccardo era stato coinvolto nelle indagini per l’omicidio di padre e figlio avvenuto nel 1992 e si era tolto la vita nel gennaio del 1993. Il caso di duplice omicidio si chiuse con l’archiviazione. Una storia dimenticata che riaffiora dal passato, nel grigio dei primi giorni d’autunno: a Gavardo si respira un’aria densa di inquietudine, di brutti ricordi che sembravano cancellati. Francesco Persavalli era titolare del distributore di carburante in via Quarena, alle porte del paese: la famiglia lo ha gestito fino a pochi anni fa. I carabinieri hanno al momento raccolto pochi indizi e qualche certezza. Chi è entrato in azione sabato notte sapeva cosa fare: ha scavalcato il muro probabilmente dal retro e ha puntato dritto alla tomba di Francesco, distruggendo con strumenti da professionisti del marmo la lapide per estrarre la bara dal muro, poi aperta solo dalla parte della testa. Sapevano perfettamente dove incidere la protezione di zinco. La svolta potrebbe arrivare dall’esito dei rilievi effettuati dalla Sis, la Sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri, ma l’impressione è che i profanatori non fossero così sprovveduti da lasciare impronte e avessero mani e piedi protetti da guanti e calzari di quelli utilizzati negli allevamenti.


LA SALMA di Persavalli è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Gavardo in attesa degli accertamenti medico legali. L’esame dei filmati girati dalle telecamere di videosorveglianza non ha fornito indicazioni utili agli inquirenti. Nel passato di Francesco non c’è nessuna ombra: una persona onesta, senza problemi, nè nemici, come del resto la moglie Severina Massolini e il figlio. Domenica c’era anche lei, al cimitero, quando ha saputo della tomba profanata. In lacrime è stata consolata dai militari che stavano ricostruendo l’accaduto. «Una vicenda terribile – osserva il sindaco Davide Comaglio – sia perché è stato profanato un luogo sacro, sia per il dolore che la famiglia sta vivendo».


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