Picchiato e ucciso, i testimoni ritrattano

di PA.CI.
Omicidio: testimoni in aula
Omicidio: testimoni in aula
Omicidio: testimoni in aula
Omicidio: testimoni in aula

Ieri, a 21 anni da quella rapina degenerata in pestaggio qualcuno dei testimoni di quella notte, era il 4 settembre 1999, si è rimangiato quanto detto ai carabinieri che indagavano sull’episodio avvenuto sotto un ponte nelle campagne di Chiari (il rifugio di alcuni senzatetto stranieri) e costato la vita a Bajram Muca, un 36enne albanese morto qualche giorno dopo in ospedale. Una vicenda che la Procura, analizzando il referto dell’autopsia nel 2017, avrebbe voluto archiviare sostenendo che l’uomo fosse morto per una forma di meningo-encefalite e non per i colpi ricevuti. La richiesta era stata respinta dal gip, che aveva ordinato nuove indagini al termine delle quali si era arrivati al rinvio a giudizio del presunto responsabile, Lulzim Rubjeka, un 41enne connazionale della vittima che nel 2016 era stato raggiunto in Albania (dove era tornato) da un mandato di cattura internazionale, e poi rimesso in libertà dal Tribunale del riesame. Con lui ci sarebbe stato un altro uomo mai identificato, ed entrambi avrebbero raggiunto Muca e altri connazionali che vivevano in quel tunnel nelle campagne di Chiari bastonandoli e derubandoli ritenendoli responsabili del furto di un orologio e di 600mila lire. Ieri mattina, davanti alla Corte d’Assise di Brescia sono stati sentiti alcuni dei senzatetto di allora. Tanti i «non ricordo» e qualcuno ha ritrattato il racconto ai carabinieri. «C’era buio e non ho visto nulla. Avevo troppa paura - ha spiegato uno di loro -. Nel verbale c’è scritto che ho visto gli ematomi sulla testa di Muca, ma non è vero». Per la difesa di Rubjeka, le difficoltà (di allora) di comprensione della lingua dei testimoni avrebbero portato all’erronea identificazione di uno dei responsabili nel 41enne. Il processo è stato aggiornato al 18 dicembre, con la versione di Rubjeka. •

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