Olio di Montisola,
produzione 2019
azzerata

di Alessandro Romele
Le piante di ulivi di Montisola sono desolatamente spoglie di frutti a causa della «cascola»
Le piante di ulivi di Montisola sono desolatamente spoglie di frutti a causa della «cascola»
Le piante di ulivi di Montisola sono desolatamente spoglie di frutti a causa della «cascola»
Le piante di ulivi di Montisola sono desolatamente spoglie di frutti a causa della «cascola»

La stagione della raccolta delle olive non è ancora iniziata, ma già da ora, sul lago di Iseo c’è una certezza: la produzione di olio di Montisola 2019 è praticamente azzerata. Le bottiglie del pregiato «oro verde» saranno un privilegio per pochi gourmet, sempre ammesso che gli olivicoltori trovino conveniente portare al frantoio i pochi frutti sopravvissuti alla «cascola», un fenomeno che sta mettendo in ginocchio l’intera provincia.


LO STATO ATTUALE delle piante è desolante: per dirla breve, si fatica a trovare la più piccola traccia di olive sui rami e tra le foglie. Oggi più che mai, per citare un opera del cineasta Giuseppe De Santis, «non c’è pace tra gli ulivi». E Montisola non fa eccezione: le oltre quindicimila piante sul territorio comunale non hanno dato frutti. O meglio, di olive ce ne sono, ma sono pochissime. «Stimiamo – sottolinea Maurizio Ribola, presidente dell’Associazione olivicoltori Montisolani – una perdita di oltre il novanta percento di raccolto rispetto allo scorso anno. Il 2018 fu un anno eccezionale, e sapevamo già in partenza che questo non sarebbe stato all’altezza. Complici il clima - a maggio, in periodo di fioritura, le temperature erano bassissime, tra gli 8 e i 10 gradi - il maltempo e le piogge, quindi una piccola siccità e i danni continuativi provocati dalla mosca olearia, l’annata sarà addirittura tragica».


I NUMERI SONO IMPIETOSI: la raccolta del 2018 sorprese un po’ tutti, con i suoi tremila quintali di olive raccolte sul territorio ed i suoi cinquantamila litri di olio ricavati al Frantoio La Masna di Carzano. «Quest’anno – continua Maurizio Ribola – purtroppo siamo pessimisti: il danno è evidente, e le stime indicano circa 100 quintali di olive per ottenere poco più di mille litri di olio». Le stime di tutti gli olivicoltori sono a tinte fosche. «Ci aspettavamo un calo della produzione – sottolinea Monica Archini, dell’azienda agricola Le Dame Rosse – ma sicuramente non di questa portata. La “scarica” è normale, in questo campo, così come l'alternanza, ma questa situazione è disastrosa: ai nostri clienti abbiamo già anticipato che l’olio non sarà a disposizione, o che in ogni caso ce ne sarà poco». Il crollo del raccolto avrà un effetto domino su tutta l’economia del territorio.


«A MONTISOLA, OLTRE alle nove piccole aziende agricole che producono olio, ci sono quasi 200 famiglie – ha aggiunto il presidente Ribola – che posseggono un campo e decine di piante di olivo. Vista la situazione, che ha indistintamente colpito tutti nel settore, può darsi che non ci sia nemmeno la voglia e l’intenzione, da parte di queste famiglie, di raccogliere le pochissime olive in pianta». La filosofia dell’alta qualità è un punto cardine dell’Associazione Olivicoltori: qualità che va ricercata partendo proprio dal singolo frutto.


«SARÀ DAVVERO difficile – conclude Maurizio Ribola – cercare di convincere i piccoli agricoltori a non mollare. Hanno già speso soldi e tempo per concimazioni e trattamenti vari, ed ora non raccoglieranno nemmeno il minimo sindacale. Mantenere alta la qualità del nostro olio è già di partenza una sfida quasi impossibile».


LA SPERANZA è quella che il prossimo anno, il danno venga riparato e compensato da un'altra stagione al top. La cosa negativa, per l'appunto, è che viste le premesse la stagione produttiva attuale è ormai irrimediabilmente persa. Una circostanza che potrebbe spingere i piccoli coltivatori a gettare la spugna impoverendo il patrimonio agroalimentare di Montisola.


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