«La mia Giulietta tra università e autismo»

di Simona Duci
Giulietta con la mamma Marcella: la frequenza all’Università di Brescia è un percorso a ostacoli
Giulietta con la mamma Marcella: la frequenza all’Università di Brescia è un percorso a ostacoli
Giulietta con la mamma Marcella: la frequenza all’Università di Brescia è un percorso a ostacoli
Giulietta con la mamma Marcella: la frequenza all’Università di Brescia è un percorso a ostacoli

All'Università l'autismo non è riconosciuto tra le disabilità con accesso al servizio del tutoraggio. E per i ragazzi autistici, dopo le scuole superiori, la frequenza universitaria può divenire un problema. UNA MAMMA di Capriolo e la figlia autistica, hanno dovuto far fronte all'inadeguata preparazione da parte delle istituzioni, sull'accoglienza e le pari opportunità. Marcella Pezzarossa, la madre della ragazza protagonista di questo caso, ha sottolineato che «i diritti per i disabili sono ben chiari, e definiti dalla legge 104, in cui si legge, di come l'istituzione scolastica si debba attrezzare per ospitare e accogliere i ragazzi con disabilità». Ma non all’Università, non per chi ha disturbi dello spettro autistico. «Iscrivere mia figlia Giulietta all'università - ha spiegato Marcella - è stata un impresa difficile. Abbiamo scelto insieme un corso con materie scientifiche, sulla scia della sostenibilità, perché lei è molto portata. Una facoltà come questa, le aprirà molte porte a livello professionale». Purtroppo a monte il problema è legato alle risorse messe a disposizione dal Ministero della salute: un terzo del fabbisogno viene coperto, al resto deve pensare l'università. «Per un ragazzo autistico - ha spiegato il professor Alberto Arenghi della commissione delle disabilità di Brescia - è necessario impiegare un tutor con una preparazione speciale, nell'ambito pedagogico. Attraverso la cooperativa con la quale collabora l'università ci si sta muovendo per trovare la strada giusta, interfacciandoci con il Comune della ragazza che potrebbe trovare fondi per il sostegno. Certo, ci sono tempi tecnici». IL CORSO scelto da Giulietta, caso vuole, che sia inoltre al suo primo anno di attivazione: «È stato un problema non indifferente - ha spiegato il professor Arenghi -: al primo anno non ci sono studenti che possano essere reclutati per il tutoraggio». Diplomata al liceo artistico di Brescia, Giulietta per tutti i 5 anni ha avuto a disposizione un insegnante di sostegno e un assistente, ma ora in questa nuova avventura è sola: «Qui per ora non ha nessuno - ha chiarito Marcella -. Esiste un ufficio inclusione all'interno dell'Università e sono andata a parlare con loro, prima dell'iscrizione, insieme a mia figlia, per capire se fosse possibile ottenere il tutoraggio che non solo la aiuti a prendere appunti, ma anche nell'integrazione sociale». Al primo incontro con l'ufficio dell'Università, avevano rassicurato la famiglia che non ci sarebbero stati problemi: «Così ho iscritto Giulietta - ha commentato - e al test di ingresso il tutor era presente. Sono stata convocata però due settimane dopo, per mettermi a conoscenza che invece non mi avrebbero potuto dare accesso al servizio. Come se fosse un diritto a cui solo chi ha disabilità fisiche e sensoriali a può accedere». La ragazza nel frattempo ha cominciato il suo percorso universitario, anche se con disagi non indifferenti: «Quello che mi fa rabbia è che sono convinta che lei ce la può fare - ha spiegato la madre -. Ma questa mancanza di supporto ci mette a dura prova». È il primo caso affrontato dall'Università di Brescia, riguardante uno studente affetto da autismo: «È una questione che ci sta a cuore - ha spiegato Arenghi -: ci vorranno i tempi tecnici previsti, ma faremo il possibile per dare una mano alla ragazza». IL VIAGGIO da Capriolo alla sede universitaria per Giulietta è lungo: l'autobus, il treno e la metro, alcuni tratti a piedi. L'avventura è cominciata così: «Ho dovuto riorganizzare la nostra vita, l'aspetto logistico per lei è essenziale. Ho chiesto al mio Comune di avere qualche ora di assistenza, per aiutarla almeno nelle primi fasi, attraverso un progetto di autonomia sugli spostamenti. Ma la burocrazia è lunga e non si poteva aspettare». La giovane ha un tipo di invalidità totale e permanente, con un punteggio del 100%: «Ma ha raggiunto traguardi straordinari - spiega la madre -: Giulietta è in gamba. La delusione c'è, ma voglio essere fiduciosa, e sperare che nonostante tutto, alla fine il sostegno ci sarà». Nel frattempo Giulietta si sposta e segue le lezioni da sola, con grande difficoltà: «Credo che i progressi della ragazza - ha fatto notare il professore -che sono stati fatti in completa autonomia, siamo una cosa da tener conto. È sicuramente una ragazza in gamba e si troverà il modo di accompagnarla in questo percorso». •

Suggerimenti