La Feltri s’interroga
sul futuro. Vertice in
Aib con i sindacati

di Giuseppe Zani
Lo stabilimento della Feltri di Marone devastato dall’incendioLa linea ferroviaria a Marone minacciata dal crollo della fabbrica
Lo stabilimento della Feltri di Marone devastato dall’incendioLa linea ferroviaria a Marone minacciata dal crollo della fabbrica
Lo stabilimento della Feltri di Marone devastato dall’incendioLa linea ferroviaria a Marone minacciata dal crollo della fabbrica
Lo stabilimento della Feltri di Marone devastato dall’incendioLa linea ferroviaria a Marone minacciata dal crollo della fabbrica

I cancelli sono chiusi. Sbarrato pure l’accesso ai binari della ferrovia che corrono lungo l’alto muro di confine ridotto dalle fiamme a un rudere. Niente fumo, solo un odore acre nell’aria. Quando riaprirà la Feltri Marone? È la domanda che si pongono una trentina di donne raccolte all’esterno. «Un vero dramma: qui dentro ci lavorano anche tre persone della stessa famiglia, padre, madre e figlio», sottolinea una giovane donna. Alcune date sono già state fissate per delineare i possibili futuri scenari. Oggi pomeriggio è in programma nella sede dell’Aib, a Brescia, un incontro tra la proprietà della Feltri e le tre sigle sindacali Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uil-Tec. «L’azienda ha già manifestato la volontà di rimettersi in piedi al più presto, però si tratta anche di capire se i due reparti non toccati dal fuoco, la Tessitura e il Finissaggio, sono stati risparmiati oppure no dall’enorme calore sprigionatosi dall’incendio - spiega Cristian Meloni, della Filctem Cgil -. Intanto, a tutela dei lavoratori, va inoltrata subito la richiesta di cassa integrazione straordinaria. Le tre sigle sindacali chiedono pure che si firmi un accordo che preveda l’anticipo della cassa da parte della Feltri». Nella mattinata di oggi, invece, i vigili del fuoco di Brescia effettueranno un sopralluogo all’interno dei due reparti ridotti in cenere, magazzino, prodotti finiti e il reparto giunzioni, per verificare quando si possa iniziare a sgomberare le macerie accumulatesi e a demolire il muro che rischia di franare sui binari di Trenord. I vigili del fuoco cercheranno inoltre di raccogliere elementi che consentano di scoprire quale sia stata la causa all’origine del disastroso rogo. NELLA MATTINATA di ieri, nell’impossibilità di utilizzare gli uffici aziendali, dichiarati inagibili da un’apposita ordinanza del sindaco Alessio Rinaldi, i dirigenti e i responsabili di reparto della Feltri, coordinati da Paolo Franchi, presidente e legale rappresentante della società, si sono riuniti nella sala consiliare del vicino municipio per fare il punto della situazione. La Feltri dà lavoro a 120 dipendenti e altri 30 sono impiegati in un laboratorio ad essa collegato, ma calcolando anche l’indotto, fra elettricisti, trasportatori e operai addetti alle manutenzioni, si raggiunge la cifra complessiva di 300 persone. «Una batosta tremenda per il nostro paese - annota il sindaco Rinaldi -. L’auspicio è che il ricorso agli ammortizzatori sociali sia il più veloce possibile. Quanto al muro pericolante, va demolito perché anche solo le vibrazioni dei treni in transito potrebbero farlo cadere». •

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