Esche killer, i
sentieri come
campi «minati»

di Simona Duci
Le esche avvelenate recuperate dalla Polizia locale a PassiranoBocconi-killer: il fenomeno ha subito un’allarmante  recrudescenza
Le esche avvelenate recuperate dalla Polizia locale a PassiranoBocconi-killer: il fenomeno ha subito un’allarmante recrudescenza
Le esche avvelenate recuperate dalla Polizia locale a PassiranoBocconi-killer: il fenomeno ha subito un’allarmante  recrudescenza
Le esche avvelenate recuperate dalla Polizia locale a PassiranoBocconi-killer: il fenomeno ha subito un’allarmante recrudescenza

Tre cani avvelenati nel giro di 48 ore, e in un caso neppure il tempestivo intervento dei veterinari è bastato a salvare la vita all’animale intossicato. Da Paratico a Passirano è allarme esche-killer: il fenomeno ha subito una recrudescenza. Da problema igienico-sanitario, il fenomeno rischia di trasformarsi in un’emergenza sociale in vista della riapertura degli spazi verdi ventilata dalla fase 2 dell’epidemia di coronavirus. PARCHI, GIARDINI e sentieri immersi nell’enclave tra vigneti e lago di Iseo dove sono stati sparsi bocconi di carne intrisi di lumachicida, in questi giorni sono semideserti, ma cosa potrebbe accadere quando torneranno ad essere frequentati da bambini e famiglie? L’inquietante interrogativo è stato posto dai proprietari di animali avvelenati nelle ultime due settimane attraverso una lettera inviata alle istituzioni sanitarie con cui si chiede «compatibilmente con le priorità legate alla gestione dei contagi di Covid-19, di adottare misure per contrastare la piaga delle esche avvelenate». Lunedì sono a Passirano, già teatro dell’avvelenamento di due cani, sono stati ritrovati una decina di pezzi di carne intrisi di metaldeide in via Breda. Altri bocconi letali sono spuntati in un sentiero a Monterotondo. Gli agenti della Polizia locale hanno effettuato un’ispezione recuperando le esche avvelenate consegnate al distretto veterinario dell’Ats di Rovato per le analisi. È scattata anche una denuncia verso ignoti. Se identificato il responsabile rischia una condanna fino a 18 mesi di reclusione, che può lievitare a 3 anni, se fosse dimostrato che il suo comportamento ha provocato la morte di un animale. Come avvenuto tre giorni fa a Paratico. La proprietaria, che vive ai confini con l’area boschiva nella zona della via Tengattini, dopo una passeggiata aveva notato che i bulbi oculari del suo cane si erano ingialliti. La corsa dal veterinario, è stata vana. Dalle analisi è emerso che nel sangue del cane c’era un’alta concentrazione di veleno usato per uccidere le lumache. Una sostanza tossica anche per semplice inalazione o contatto con la pelle. Il cane è deceduto dopo una breve agonia. Anche in questo caso è stata presentata una denuncia contro ignoti. •

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