Droga, 8 anni
alla «ex» di
Roberto Bracchi

di Mario Pari
Un doppiofondo scoperto dai carabinieri durante le indagini FOTOLIVE
Un doppiofondo scoperto dai carabinieri durante le indagini FOTOLIVE
Un doppiofondo scoperto dai carabinieri durante le indagini FOTOLIVE
Un doppiofondo scoperto dai carabinieri durante le indagini FOTOLIVE

Nessuna assoluzione. Si è concluso con 14 condanne il processo a un’organizzazione criminale i cui componenti sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di traffico o di spaccio di sostanze stupefacenti.

IL PROCESSO, celebrato con rito abbreviato, si è concluso ieri e le condanne vanno da un minimo di un anno e otto mesi a 14 anni e sei mesi. La pena più alta è toccata a Neroid Shuhani considerato al vertice dell’organizzazione. Tra i condannati, in questo caso, a otto anni e due mesi, c’è anche Daniela Boniotti, ex fidanzata di Roberto Bracchi, scomparso da Monticelli Brusati 5 anni fa. L’indagine non aveva consentito di raccogliere elementi sulla scomparsa di Bracchi. Le indagini sono state condotte Nucleo investigativo del comando provinciale di Brescia e avevano portato ad importanti arresti in flagranza e sequestri. Tra questi, il sequestro di 2.700 chili di marijuana, avvenuto nel corso di un blitz in provincia di Roma. La droga era in un furgone. Dalle indagini è emerso che l’organizzazione era perfettamente strutturata con ruoli e compiti precisi. Al vertice c’era il cittadino albanese. Nei «quartieri alti» coloro a cui erano affidate le attività più delicate. Tra queste il reperimento di telefoni da utilizzare solamente nelle conversazioni riservate alla droga. Dovevano inoltre procurarsi le autovetture per il trasporto dello stupefacente. Quindi i livelli dei gregari e dei magazzinieri che si occupavano di custodire la droga. La droga, è emerso sempre dalle indagini, veniva ceduta in «conto vendita» incassando i pagamenti quando il pagamento era avvenuto. Sempre dalle indagini è emerso che per acquistare la droga sarebbero state progettate anche rapine in abitazione. Il lavoro degli investigatori è stato particolarmente complesso poiché sono riusciti a fare in modo che non si accorgessero dell’attività in corso. Ma si è trattato, in ogni caso, di fronteggiare un’organizzazione strutturatissima e di farlo in modo da non vanificare i risultati investigativi già raggiunti. Una delle persone risultate coinvolte nelle indagini è latitante. Le trasferte portavano i vertici dell’organizzazione in Olanda per trattare lo stupefacente da acquistare. In questo caso si trattava di cocaina. La marijuana invece sarebbe arrivata dall’Albania all’Italia utilizzando potenti gommoni. In primo grado ha quindi trovato conferma lo smantellamento di una potente organizzazione criminale.

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