Christo
ha «tradito»
il lago di Iseo

di Cinzia Reboni
«Walking on Water» il film sulla  creazione di The Floating Piers ha riservato colpi bassi alle istituzioni e agli amministratori del Sebino
«Walking on Water» il film sulla creazione di The Floating Piers ha riservato colpi bassi alle istituzioni e agli amministratori del Sebino
«Walking on Water» il film sulla  creazione di The Floating Piers ha riservato colpi bassi alle istituzioni e agli amministratori del Sebino
«Walking on Water» il film sulla creazione di The Floating Piers ha riservato colpi bassi alle istituzioni e agli amministratori del Sebino

Lo hanno già ribattezzato il tradimento di Christo. Se doveva essere un’opera che sublimasse il documentario e il cinema-verità, «Walking on Water» ha centrato l’obiettivo solo a metà. Perché la verità raccontata è solo quella di Christo, costruita a tavolino da un artista che, al termine dei 100 minuti di proiezione, si trasforma in un «eroe» che, nonostante tutto e tutti, riesce a realizzare il sogno della sua vita e a sconfiggere i problemi della burocrazia italiana e la presunta incapacità delle autorità locali, costantemente rimarcata nel film.

 

PECCATO, PERCHÈ nell’incipit «Walking on Water» promette bene. Si parte da Christo nel suo studio, alle prese con carta, penna e righello, intento a «creare» The Floating Piers. Racconta lati sconosciuti dell’artista, come la sua repulsione verso tutto quello che è tecnologico, a partire dal computer, la sua passione per le camicie con polsini e colletto di colori diversi e per l’uovo crudo (dell’aglio si sapeva già), la sua ritrosia a stare seduto. Insomma, finché si tratta di «convenevoli», il documentario funziona: ecco Christo nelle varie tappe di presentazione del progetto - a Sale Marasino, a Iseo, in Santa Giulia -, mentre assicura che «The Floating Piers sarà un’opera assolutamente straordinaria, che vi lascerà a bocca aperta: camminerete letteralmente sull’acqua». I colpi bassi arrivano quando il regista Andrey Paounov si concentra sulle «beghe di cantiere», con Christo o il nipote Vladimir Yavachev a «massacrare» il responsabile della sicurezza, a criticare le istituzioni e gli amministratori del lago. Il territorio ne esce male, malissimo. Eppure The Floating Piers è stato un successo, la realizzazione di un sogno, quello che Christo e sua moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, coltivavano da sempre. Un progetto bocciato in Argentina e in Giappone, perchè considerato «non sicuro», e che ha trovato invece sulle rive del lago d’Iseo due sindaci - Paola Pezzotti di Sulzano e Fiorello Turla di Montisola - disposti a scommettere sulla «follia» dell’artista bulgaro-newyorkese. Sul Sebino, e soltanto qui, Christo ha trovato centinaia di persone che si sono messe a sua completa disposizione per realizzare l’impossibile: camminare sull’acqua. Un’operazione che ha generato decine di milioni di dollari (per l’artista), e una risonanza internazionale pazzesca, di cui ha beneficiato naturalmente anche tutto il territorio. Il regista però, nella seconda parte del film preferisce farci vedere Christo che in prefettura dorme (o finge di dormire), mentre al tavolo di coordinamento tutti i responsabili coinvolti nel progetto discutono di sicurezza. Ogni scusa è buona per sottolineare l’incapacità delle istituzioni. «Sta arrivando un fiume di gente: il doppio di quanto ci aspettavamo», esclama l’artista scrutando sui monitor il piazzale del municipio di Sulzano il primo giorno di apertura del ponte. E la mattina dopo: «È questo il problema più grande: nessuno controlla gli autobus, e il sindaco ci guadagna sopra». E ancora: «È una totale follia: 200 mila persone in un giorno... Anche la metà sarebbe troppo. È pazzesco che le autorità non lo capiscano. Anche la storia dei treni... Possiamo fare causa? Se continua così dobbiamo chiudere tutto. Se sono così stupidi, non è una nostra responsabilità».

 

IL GIORNO in cui una bambina si perde alla spiaggia delle Ere, il capro espiatorio è Mario Boero: «È un vero idiota, è licenziato, non lo sopporto più», sbraita Christo. La scena si ripete con un duro faccia a faccia tra Boero e Vladimir: «Io non finisco in prigione per te», grida il responsabile della sicurezza. E il nipote di Christo: «Non sei in grado di fare il lavoro. Non è nostra responsabilità il numero di persone che arriva». L’ira dell’artista esplode anche al Centro di coordinamento sicurezza di Sale Marasino: «Sono degli incapaci, non sono in grado di gestire. Il problema di questo Paese è la burocrazia, non gli importa niente delle persone. Ma noi non possiamo rimetterci la salute». Per il resto, il film punta sui frenetici preparativi, la «battaglia» contro la pioggia, l’arrivo del materiale con l’elicottero, l’emozione dell’ultima fila di cubi galleggianti che si incastra perfettamente tra i due segmenti di passerella e unisce finalmente Sulzano a Montisola, la complicata stesura del telo, l’applauso liberatorio la notte prima dell’inaugurazione. Peccato, si diceva. Perché la fotografia e il suono si fondono nella visione del lungo pontile giallo dalia che riporta perfettamente alla memoria la sensazione del «fluttuare sull’acqua». Impossibile non lasciarsi catturare da questo «viaggio» emozionante, dal fiume di gente che per 16 giorni ha camminato sul lago. Ma l’ultima scena è già proiettata nel futuro: 7 mesi dopo The Floating Piers, Christo scruta le dune del deserto di Abu Dhabi e osserva il modellino della sua prossima opera: Mastaba. Un progetto concepito negli anni ’70. E per il quale non è ancora arrivata l’autorizzazione. E chissà che ora Christo abbia cambiato idea e rimpianga il Sebino.

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