«Rifiuti, così le
mafie incendiano
il Bresciano»

di Cinzia Reboni
Escalation di incendi dolosi nelle discariche e nei siti di smaltimento
Escalation di incendi dolosi nelle discariche e nei siti di smaltimento
Escalation di incendi dolosi nelle discariche e nei siti di smaltimento
Escalation di incendi dolosi nelle discariche e nei siti di smaltimento

La gestione dei rifiuti è un fiorente business, e in Lombardia esiste un’emergenza legata allo smaltimento, allo stoccaggio, ma soprattutto al traffico illecito gestito dalla criminalità organizzata. Nonostante le misure di prevenzione, le cosche fanno affari, qui più che altrove, perché il «mercato» è più redditizio. E il Bresciano, snodo nevralgico del traffico di scorie, è il territorio più esposto alle infiltrazioni mafiose che smaltiscono illecitamente i rifiuti bruciandoli. Sono queste le conclusioni dell’indagine conoscitiva sullo «stoccaggio e traffico illecito di rifiuti in relazione all’aumento dei casi di incendio» della Commissione speciale antimafia, presentata e discussa ieri in Consiglio regionale, profilando opportune modalità di intervento sia in chiave preventiva che di controllo. «Il tema indagato è oggi fra i più urgenti con i quali siamo chiamati a misurarci - ha ammesso Monica Forte, presidente della Commissione -. Da più parti riceviamo segnali che ci suggeriscono come gli affari legati al traffico illecito di rifiuti siano uno degli orizzonti privilegiati dalle organizzazioni mafiose. Un mercato straordinariamente funzionale alle ambizioni di potere dei clan, un mercato eccezionalmente redditizio che mette chi lo governa nella posizione di influenzare e di incidere in profondità in segmenti rilevanti di economia».

 

LA CRESCITA DEL RUOLO delle mafie in questo settore «si lega ad una serie di elementi di contesto che l’hanno inevitabilmente favorita, tra i quali i profondi cambiamenti del mercato dei rifiuti, con il blocco delle importazioni delle materie plastiche da Oriente, Cina in particolare, e la situazione impiantistica interna con aree del nostro Paese carenti di impianti per il trattamento dei rifiuti, che quindi transitano verso poche regioni, e tra queste la Lombardia che detiene un primato assoluto - aggiunge Monica Forte -. Queste condizioni, assieme ad altre, che di per sé favoriscono l’accumulazione di grandi quantità di rifiuti, diventano il terreno ideale sul quale matura poi il fenomeno dei roghi e dei cosiddetti “fuochi liberatori“». In tutta la regione, il fenomeno degli incendi nei magazzini di stoccaggio dei rifiuti e nelle discariche sta assumendo proporzioni preoccupanti: nel 2015-2016 si contavano meno di 10 casi in un anno, nel 2017-2018 se ne sono verificati 30. La Commissione ha analizzato alcuni casi di studio, come ad esempio Calcinato e Bedizzole. Il problema fondamentale riscontrato è che non c’è stata una risposta giudiziaria omogenea e particolarmente incisiva, perché non c’è stata segnalazione degli incendi alla procura. In particolare, nel 33,4% dei casi non è stata aperta un’indagine. Il radicamento della ‘ndrangheta ha consentito alla matrice mafiosa calabrese di dotarsi di una struttura di coordinamento sul territorio denominata, appunto, «la Lombardia», intesa come una vera e propria «camera di controllo», in collegamento con la «casa madre» reggina e funzionalmente sovraordinata ai locali presenti nella zona, come quello emerso nel corso delle investigazioni a Lumezzane. Per la prima volta personaggi vicini alla ‘ndrangheta sono stati indagati per i roghi dolosi di rifiuti. Rifiuti che provenivano da tutta Italia, il 40% dalla Campania, e venivano stoccati in capannoni industriali, anche a Pontevico e Torbole. Nella classifica dell'illegalità del ciclo dei rifiuti elaborata da Legambiente su dati forniti dalle forze dell’ordine, la Lombardia è all’ottavo posto, con 399 infrazioni accertate, pari al 5,5% del totale nazionale e al primo posto nel Nord Italia. Il maggior numero di infrazioni sono state rilevate nelle province di Brescia, Bergamo e Como.

 

DAL RAPPORTO Ecomafie emerge che il business annuale legato alla gestione dei rifiuti vale 23 miliardi. Se il trasporto dei rifiuti ad un termovalorizzatore costa 280 euro a tonnellata, stoccarli illegalmente in un capannone abusivo in modo indifferenziato può rendere 140 euro a tonnellata alla criminalità che ricorre spesso al «giro bolla», cioè alla falsificazione dei documenti di trasporto o delle analisi dei rifiuti, al fine di farli risultare legali. La Commissione speciale ha rimarcato l’iniziativa della Prefettura di Brescia di istituito il Nucleo Ambiente, che ha già effettuato tre incontri ed ha avviato i controlli speditivi. È anche in fase di organizzazione il corso di formazione per le Polizie locali per il monitoraggio dei capannoni abbandonati. L'assessore regionale alla Sicurezza, Riccardo De Corato, ha presentato il progetto, in via sperimentale, dei nuclei in materia di sicurezza urbana ed ambientale. «L’abbiamo illustrato a tutti i Comuni in aprile - ha spiegato -. L’accordo riconosce agli enti un contributo relativo agli interventi di sicurezza urbana ed ambientale di circa 1,8 milioni per il triennio 2019-2021, Ma ad oggi non tutti i Comuni, Brescia compresa, hanno risposto».

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