«Quel bollettino
di guerra è una
vergogna»

di C.REB.
Alberto Pluda, segretario generale della Cisl
Alberto Pluda, segretario generale della Cisl
Alberto Pluda, segretario generale della Cisl
Alberto Pluda, segretario generale della Cisl

Prevenzione e formazione. Sono le due parole chiave che i sindacati ripetono come un mantra, soprattutto quando i numeri parlano di una vera e propria emergenza. «C’è una forte preoccupazione per gli infortuni sul lavoro in costante aumento - ammette Silvia Spera, segretario generale Cgil di Brescia -. La frammentazione degli appalti in forme sempre più parcellizzate porta inevitabilmente a questi risultati. Servono maggiori risorse, affinchè ci sia un controllo rigoroso sui luoghi di lavoro. La formazione deve essere continua, perchè la sicurezza è un aspetto basilare. Tutti devono fare la loro parte, anche le aziende, se serve con una formazione aggiuntiva». Quando si parla di tutela sui luoghi di lavoro «non si può non parlare dell’organizzazione e di come è strutturata la linea di comando, sempre più frastagliata, che pone la sicurezza in secondo piano per contenere i costi - sottolinea Silvia Spera -, e questo aumenta le probabilità che si verifichino incidenti».


NON VANNO sottovalutate le malattie professionali, «come ad esempio quelle emerse nel convegno su “Tutela, salute e sicurezza“ a proposito dei lavoratori impegnati nella raccolta differenziata porta a porta. Tutti gli organismi devono fare rete e cercare di costruire una risposta a questa emergenza - conclude Silvia Spera -. Serve un modello di riferimento anche sugli appalti pubblici, con un costo per la sicurezza congruo e non fittizio». Parla di malattie professionali anche Alberto Pluda, segretario generale Cisl di Brescia. «Spesso ci soffermiamo a guardare il numero degli infortuni mortali, perchè sono quelli che colpiscono di più, ma nel 2019 ci si ammala ancora di lavoro, il che porta a costi sociali importanti a carico della collettività». L’appello accorato di Pluda va «a tutto il mondo del lavoro e agli enti preposti: la situazione non è più tollerabile. Non è possibile che in una società digitalizzata, informatizzata e avveniristica si muoia ancora sul lavoro. É inammissibile che un operaio esca di casa al mattino e rischi di non farvi più ritorno alla sera. É il segnale di una società incivile». Con Confindustria «abbiamo avviato un tavolo di discussione per trovare strumenti, modalità e percorsi per creare una cultura della prevenzione - spiega Pluda -. Ci vorrebbe anche maggior rigore nell’applicazione delle norme ed un inasprimento delle sanzioni. É necessaria una maggiore attività ispettiva per rilevare le irregolarità, ma l’Inail ha un numero di ispettori insufficiente per far fronte ai controlli necessari, il che porta a poche sanzioni. Ci troviamo in un limbo dal quale è difficile uscire».


PARLA di «bollettino di guerra» Mario Bailo, segretario provinciale della Uil. «É una sconfitta per tutti. Non si fa abbastanza per evitare queste tragedie. L’ultimo infortunio, con i quattro operai morti in una cisterna nel Pavese, è anacronistico: nel 2019 si mandano ancora le persone dentro una cisterna quando si potrebbero utilizzare i droni per rilevare le sostanze tossiche. Stessa cosa nel settore edilizia, dove c’è poca formazione e si fanno scarsi investimenti su salute e sicurezza». La speranza di Bailo è che «il governo dia a queste problematiche una priorità assoluta. É sconsolante che non ci sia un dibattito serio e concreto rispetto a questo fenomeno. Così finisce che un incidente sul lavoro diventa la “normalità“. E questo è l’aspetto più inquietante».

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