Pochi asili nido,
Brescia fuori
dall’Europa

di Cinzia Reboni
Asilo nido (foto Archivio)
Asilo nido (foto Archivio)
Asilo nido (foto Archivio)
Asilo nido (foto Archivio)

I nidi bresciani sono affollati e l’offerta delle strutture per la primissima infanzia è al di sotto dei parametri fissati dall’Unione europea. Complice il calo demografico, la nostra provincia si scopre in affanno sul fronte educativo dei più piccoli. Lo specchio di una Lombardia che viaggia a due velocità. Mentre da una parte la Regione mette a disposizione fondi per azzerare le rette dei nidi - quasi 39 milioni di euro lo stanziamento nel biennio 2018-2019 -, a livello di strutture è il fanalino di coda del Nord Italia. Il dato emerge dal report stilato dall’Osservatorio della povertà educativa di OpenPolis, recentemente pubblicato e aggiornato al 31 dicembre 2016. Brescia, a sua volta, è penultima nella classifica regionale.

 

IN ITALIA L’OFFERTA di asilo nido e servizi per la prima infanzia è gradualmente cresciuta nel corso degli anni. Da una copertura di 22,5 posti per 100 bambini nel 2013, siamo passati al 24% nel 2016. Una tendenza positiva, ma che tuttavia vede il nostro Paese ancora distante dall’obiettivo fissato dall’Unione Europea nel 2002, secondo il quale ogni Stato membro deve garantire un posto in asili nido o servizi per la prima infanzia ad almeno il 33% dei bambini da zero a 2 anni. Non tutte le regioni italiane si avvicinano allo stesso modo all’obiettivo: il Nord Italia presenta un’offerta tendenzialmente superiore a quella del Sud. Ma in questo scenario, a spiccare - in negativo - è proprio la Lombardia, unica regione settentrionale a non aver aumentato l’offerta di asili nido nel triennio 2013-2016. «Variante zero», si legge nel report. La nostra regione, con il 28,1% di posti a fine 2016, è la maglia nera. Peggio han fatto solo la Calabria e la Sicilia, che hanno fatto registrare addirittura due segni negativi: -0,9 la prima, -1,2 la seconda. In testa alla classifica Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, che presentano la maggiore crescita, rispettivamente con un +13,2 e un +8,1. La Lombardia costituisce dunque un’eccezione. Ma all’interno del territorio si registrano ulteriori discrepanze. Milano, per esempio, è l’unica città a raggiungere l’obiettivo sugli asili nido (33,7%), superando, sia pure di poco, l’asticella fissata dalla Ue. Bergamo e la provincia di Monza-Brianza sono vicinissimi a «quota 30». E Brescia? Penultima in classifica, con 20,80 posti per 100 bambini in asili nido e servizi per l’infanzia. La peggiore è Sondrio, con il 17,80. Complessivamente, a fine 2016, i bambini da zero a due anni in provincia di Brescia erano 33.666. Il 65% dei Comuni offre il servizio di asilo nido e - secondo lo studio OpenPolis - sono quelli montani a registrare un’offerta tendenzialmente inferiore a quella degli altri territori.

 

IL CAPOLUOGO, con il 34%, guida la classifica dei Comuni con la popolazione più numerosa di bambini da 0 a 2 anni, superando l’obiettivo Ue con 1.597 posti - più privati che pubblici: 21,4% contro il 12,6% - per quasi 5 mila «piccoli residenti». Seguono Desenzano (33%) e Manerbio (22%). Nella top ten stilata sui dati di maggior popolazione, in 4 Comuni - Lumezzane, Rovato, Montichiari e Lonato - si registrano unicamente strutture private, mentre solo in tre casi (Chiari, Ospitaletto e Ghedi) l’offerta pubblica supera quella privata. Ma scorrendo la classifica generale, è evidente come le performance più incoraggianti siano appannaggio dei piccoli Comuni: in testa c’è Longhena, con 433,3 posti disponibili ogni 100 bambini (nel paese della Bassa, a fine 2016, erano in 5), seguita da Gardone Riviera a quota 100 (quindi con copertura totale), Pisogne (93,3), Sellero (88,9), Temù (85,7), Moniga (69), Tavernole sul Mella (63,6), Borno (54,5), Maclodio (54,2) e Limone (53,3). Sopra la soglia del 33% imposta dalla Ue ci sono 25 Comuni, mentre sono ben 72 quelli dove non c’è presenza di strutture, sia pubbliche che private, dedicate agli ospiti da zero a due anni. Praticamente una popolazione di 3.060 bambini senza asilo nido nel Comune di residenza. La concentrazione maggiore si registra nelle tre valli - Camonica, Sabbia e Trompia -, dove ci sono 46 paesi che non hanno strutture adeguate per una popolazione di 1.470 bambini, 762 dei quali soltanto in Valcamonica. Segue la Bassa, con 1.230 piccoli senza asili nido, il Sebino-Franciacorta con 182 ed il Garda con 178. A controbilanciare i ritardi e le carenze strutturali, c’è l’iniziativa «nidi gratis» varata dalla Regione Lombardia. Nell’ultima tranche hanno beneficiato della misura 2.500 bambini bresciani. La Regione ha ammesso al benefit 123 asili distribuiti in 73 Comuni. I fondi serviranno ad azzerare le rette delle famiglie in difficoltà.

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