Necroturismo, l’arte resuscita nei cimiteri

di Alessandro Romele
L’antico e suggestivo cimitero  attorno alla chiesa di  NigolineL’imponente mausoleo della famiglia Faccanoni di Sarnico L’impronta architettonica di Rodolfo Vantini sul cimitero di Iseo
L’antico e suggestivo cimitero attorno alla chiesa di NigolineL’imponente mausoleo della famiglia Faccanoni di Sarnico L’impronta architettonica di Rodolfo Vantini sul cimitero di Iseo
L’antico e suggestivo cimitero  attorno alla chiesa di  NigolineL’imponente mausoleo della famiglia Faccanoni di Sarnico L’impronta architettonica di Rodolfo Vantini sul cimitero di Iseo
L’antico e suggestivo cimitero attorno alla chiesa di NigolineL’imponente mausoleo della famiglia Faccanoni di Sarnico L’impronta architettonica di Rodolfo Vantini sul cimitero di Iseo

Necroturismo. Detto così, suona come una sorta di svago un po’ perverso di sette dark o maniaci dell’horror e delle macabre atmosfere gotiche. In realtà dietro il termine si cela uno strumento capace di fondere gli aspetti spiriturali, con l’arte e la cultura. Nel giorno dedicato al ricordo dei defunti, il necroturismo può offrire un’occasione, per i più curiosi e per gli appassionati di storia dell’arte. SONO DIVERSI, INFATTI, I camposanto del territorio, che rappresentano veri e propri monumenti architettonici da scoprire perchè simbolo di correnti artistiche di valore assoluto. La docente e storica dell’arte Sara Zugni di Iseo, da tempo cura un portale web – www.necroturismo.it – in cui illustra gli itinerari europei, italiani e locali, tra i cimiteri di interesse storico e architettonico: i tour toccano anche la Franciacorta e il lago di Iseo. «Alcuni – spiega la docente – raccontano molto della nostra cultura e della nostra storia, pur essendo parte del patrimonio artistico della nostra terra». Un tempo i defunti venivano sepolti all’interno o intorno alle chiese. «In Franciacorta, a Nigoline di Corte Franca, c’è per esempio uno dei pochi esempi di questo tipo: le tombe circondano infatti la piccola chiesetta di Sant’Eufemia, risalente all’ottavo secolo dopo Cristo. Come se non bastasse il luogo è posizionato sulla collinetta che domina il circondario, con una spettacolare vista sulle vigne e sulla campagna: un luogo davvero suggestivo». UN ESEMPIO ANALOGO lo si può ammirare in Val Saviore, ad Andrista di Cevo, da cui si domina la Valcamonica. Poi, storicamente parlando, arrivarono Napoleone e l’editto di Saint Claude: l’obbligo cioè di seppellire i defunti in luoghi non prossimi ai centri abitati. Il primo dei cimiteri «extra moenia» fu quello di Brescia, nato per mano dell’architetto Rodolfo Vantini. «Vantini ebbe un’influenza anche sulla costruzione del camposanto di Iseo – continua Sara Zugni – in cui troviamo tanto della tecnica neoclassica, elegante e sobria vantiniana: il maestro stava lavorando in quel periodo – dal 1820 al 1840 - alla riqualificazione della locale chiesa parrocchiale, e non è assolutamenet escluso che abbia messo mano anche alla progettazione del cimitero, ufficialmente accreditata all’architetto Luigi Arcioni». Dall’impianto neoclassico, si passa alla costruzione sempre più complessa delle costruzioni funerarie: come non citare, in questo caso, l’esempio di Sarnico: «Qui sorge il Mausoleo Faccanoni – spiega Sara Zugni – una imponente opera del maestro milanese Giuseppe Sommaruga. L’edificio risale all’inizio del 900, ed è eseguito in stile eclettico, su più piani, simula una piccola città in cui ci si puo’ addiritura addentarre, tra scalinate, terrazzamenti e grotte: un effetto scenografico di grande impatto, voluto per esaltare l’importanza della famiglia Faccanoni ancora conosciuta oggi». •

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