Le pipe «made in
Pontoglio» sono
diventate oggetto di culto

di Daniele Bonetti
Luigi Viprati ha allestito il suo laboratorio nel garage di casa L’artigiano non accetta nessuna modifica ai suo modelli
Luigi Viprati ha allestito il suo laboratorio nel garage di casa L’artigiano non accetta nessuna modifica ai suo modelli
Luigi Viprati ha allestito il suo laboratorio nel garage di casa L’artigiano non accetta nessuna modifica ai suo modelli
Luigi Viprati ha allestito il suo laboratorio nel garage di casa L’artigiano non accetta nessuna modifica ai suo modelli

Un marchio bresciano che nell’universo del fumo lento declinato secondo le forme della pipa rappresenta qualcosa di molto simile ad una leggenda. Perchè Luigi Viprati, classe ’53, nel suo laboratorio di Pontoglio crea delle vere e proprie opere d’arte che rappresentano un oggetto di culto sia per i fumatori di pipa che per i semplici collezionisti. Non è detto, infatti, che un collezionista fumi e che un fumatore si dedichi anche al collezionismo. LA SUA STORIA è davvero particolare. «Ho iniziato nel 1973 durante il servizio militare per combattere la noia - ricorda -: fumacchiavo già la pipa perchè mio padre e mio nonno erano dei fumatori, ricordo che usavano i toscani e recuperavano il poco tabacco rimasto nel mozzicone per fumarlo nella pipa. Mi sono appassionato in questo modo». Una passione che inaspettatamente è diventata anche un lavoro vero e proprio. Una scommessa che a distanza di qualche decennio può dirsi vinta e che riceve costanti attestati di stima in ogni angolo del pianeta. Così lontano e al tempo stesso così vicino dal garage-laboratorio dove Viprati trascorre buona parte delle sue giornate. «In casa ci sto poco - sorride - : qui ho tutto, le mie pipe, la televisione, il telefono e le miscele da fumare che preparo con le mie mani. Posso dire di essere soddisfatto, ero disegnatore tecnico, avrei dovuto lavorare in fabbrica invece mi sono buttato in questo settore anche con l’aiuto dei miei fratelli. Se oggi le mie pipe rappresentano per molti appassionati un oggetto importante, il primo ad esserne felice sono io». EPPURE il percorso che porta alla realizzazione di una pipa è decisamente tortuoso: dal reperimento della radica fino all’ideazione per terminare con la realizzazione e la finitura. Un’opera d’arte che sul traguardo non sempre si identifica con quanto concepito inizialmente. «Ci sono tante variabili - osserva Viprati- : in primis dipende dalla radica che adesso è sempre più difficile da trovare. Io sono fortunato perchè mi ero portato avanti e da anni ho una bella scorta di radica. Prendo un ciocco e lì la disegno con la matita secondo il mio gusto, questa è una prerogativa su cui non transigo. Poi con la gli utensili procedo al taglio e alla creazione della pipa grezza: i dettagli della radica, eventuali difetti o imperfezioni possono portare ad una modifica in corsa del progetto iniziale. La parte della finitura è quella conclusiva, lucido tutto per bene e innesto il bocchino. In alcuni casi inserisco per oggetti particolari dei dettagli in argento o madreperla. A quel punto sono pronto per far viaggiare la pipa, ho persone fidate che le propongono ai rivenditori e nel tempo posso dire di avere ottenuto ottimi risultati». Da Pontoglio al resto del mondo il passo è stato breve. «Non proprio così breve - ricorda - : con tanti collezionisti sono diventato anche amico, del resto io stesso sono un grande appassionato di questo mondo che mi ha dato davvero tanto. Anche per questo vado volentieri alle fiere di Singapore, Taiwan e Dortmund. Mi piace incontrare gli amici». Ha rischiato di lavorare in fabbrica: ha scelto di fare l’artista. •

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