Le piccole imprese
in «apnea». Banda
larga antidoto alla crisi

Il convegno di Confartigianato ha fatto il punto sullo stato di salute del tessuto produttivo della Bassa
Il convegno di Confartigianato ha fatto il punto sullo stato di salute del tessuto produttivo della Bassa
Il convegno di Confartigianato ha fatto il punto sullo stato di salute del tessuto produttivo della Bassa
Il convegno di Confartigianato ha fatto il punto sullo stato di salute del tessuto produttivo della Bassa

L’innovazione è lo strumento strategico per superare i limiti congeniti del tessuto produttivo della Bassa che da sempre deve fare i conti con la sottocapitalizzazione e le congenite difficoltà di accesso al credito delle aziende. L’agenda di rilancio che passa dall’Ue è stata dettata ieri dal convegno «Dalle colture alla macchina. Tradizione e innovazione per l’impresa artigiana in Europa» promosso a villa Badia a Leno dalla Confartigianato. L’incontro che ha illustrato il pacchetto di richieste formulato dall’associazione ai candidati alle elezioni europee, ha anche offerto l’occasione di presentare lo studio dell’elaborato dell’Osservatorio di Confartigianato Lombardia curato da Licia Redolfi. L’analisi si è concentrata sui 17 paesi della Bassa centrale, ovvero Alfianello, Bassano, Cigole, Fiesse, Gambara, Gottolengo, Leno, Manerbio, Milzano, Offlaga, Pavone, Pontevico, Pralboino, San Gervasio, Seniga, Verolanuova e Verolavecchia dove si contano 6.891 imprese di cui 2.163 artigiane. Circa un’attività su tre (31,4%) è un’impresa a valore artigiano, una quota maggiore a quella provinciale pari al 28,4%. I territori che contano un maggior numero di imprese a valore artigiano sono Leno con 433 unità produttive, Manerbio con 320 e Verolanuova con 224. In questo contesto il leader di Confartigianato Brescia e Lombardia, Eugenio Massetti, ha ribadito di ritenere fondamentale lo «Small business act», ovvero una serie di misure europee mirate in favore delle piccole imprese che nella Bassa centrale assorbono il 70,6% del totale degli occupati con punte del 100% a Fiesse e Milzano. «Sono state principalmente le piccole a subire i duri colpi della crisi e conseguentemente oggi necessitano, più di altre, di azioni di sostegno che gli consentano di ripartire», ha affermato Massetti. A testimoniare la fragilità del tessuto delle piccole imprese il fatto che dal 2009 al 2018, nel comprensorio sono sparite 418 aziende per lo più del settore edilizia, installazione di impianti, fabbricazione di prodotti in metallo e trasporto. Le sfide passano dall’internazionalizzazione e soprattutto dalla digitalizzazione. NELLA BASSA CENTRALE la quota di famiglie connesse in banda ultra larga ad una velocità superiore ai 30 Mbps si attesta al 42,3%, sotto di oltre 20 punti alla quota media rilevata a livello provinciale (65,5%), per cui su questo punto, su questo territorio, c’è ancora da fare per permettere al tessuto produttivo di cogliere le opportunità della digitalizzazione diffusa. Non solo, ma affinché le imprese siano in grado di cavalcare la trasformazione digitale è necessario un accesso al credito agevolato. Un passaggio delicato alla luce della costante diminuzione dei finanziamenti concessi alle realtà a valore artigiano (-9%) e alle piccole imprese (-3,6%). •

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