In duemila in marcia
«Stop al depuratore
che uccide il Chiese»

di Alessandro Gatta
Gavardo, in duemila in marcia
Gavardo, in duemila in marcia
Gavardo, manifestazione contro depuratore (Fotolive)

Un fiume in piena tra Gavardo e Prevalle, una muraglia umana per fermare i depuratori progettati nella valle del Chiese e destinati a ripulire i reflui fognari del Garda. Circa duemila hanno partecipato ieri alla manifestazione di protesta contro il doppio collettore al servizio dei Comuni dell’alto lago fino a Salò e San Felice, e a Montichiari per i paesi della Valtenesi e Lonato. Due i cortei partiti in contemporanea, e che si sono simbolicamente incontrati proprio nell’area dove dovrebbe sorgere il nuovo depuratore di Gavardo, tra il fiume Chiese e la tangenziale. Unanime la conta dei partecipanti, sia da parte degli organizzatori – il Tavolo del Chiese, il Comitato Gaia, gli ambientalisti di Basta Veleni - che delle forze dell’ordine: un migliaio sono partiti da Gavardo, altri 500 da Prevalle, il resto si è unito a macchia di leopardo, nel senso che ha iniziato la marcia senza arrivare al raduno. Significativa anche la presenza degli amministratori in rappresentanza di dodici paesi: oltre a Gavardo e Montichiari anche Asola, Bedizzole, Calvagese, Muscoline, Nuvolera, Paitone, Prevalle, Sabbio, Vallio e Villanuova.


«UNA GIORNATA memorabile – ha sottolineato Davide Comaglio, sindaco di Gavardo e capofila della protesta da oltre un anno, da quando ancora era primo cittadino a Muscoline – perché il corteo conferma come stia crescendo la consapevolezza del territorio che questo è un progetto assurdo. Contestiamo i parametri con cui è stata stilata la graduatoria delle migliori soluzioni possibili: siamo certi ci sia una strada alternativa, meno costosa e più rispettosa dell’ambiente». Comaglio ha aggiunto: «Non è campanilismo, semplicemente non si possono portare qui le fogne del Garda. Anche quelli del lago cominciano a capire che non si può fare. I lavori per la posa delle tubature devasteranno il territorio: 33 chilometri di scavi sulla Gardesana, che quando c’è una buca si formano code di chilometri. Il turismo sarà penalizzato per 7 anni, senza contare i milioni di spesa per l’energia necessaria a pompare l’acqua». «È assurdo che per un’opera che coinvolgerà centinaia di migliaia di abitanti - ha incalzato Marco Togni, primo cittadino di Montichiari - venga presa in considerazione soltanto una soluzione, quando il regolamento regionale per i depuratori ne prevede almeno due quando si tratta di un impianto da 10 mila abitanti. La cosa buona è che da mesi nulla si muove, e forse allora questo progetto è davvero in discussione. Ai sindaci del Garda che affermano di voler proseguire senza ma e senza se, vorrei ricordare che non possono decidere a casa degli altri».


IN RAPPRESENTANZA dei Comuni mantovani dell’asta del Chiese c’era Luciano Carminati, vicesindaco di Asola: «Se da un lato comprendiamo le esigenze dei paesi gardesani - ha affermato - di certo non capiamo perché si voglia realizzare un’opera faraonica e contro natura, cambiando il corpo recettore e pompando acqua in salita sulle colline». A sfilare anche il consigliere regionale Floriano Massardi: «Non siamo contro il progetto a prescindere - ha spiegato -, ma contro questo modo di fare che non ha mai coinvolto i territori. Per risolvere la questione dobbiamo affidarci ad un ente tecnico indipendente, che faccia uno studio super partes: se poi sarà ancora Gavardo la soluzione migliore, allora ce ne faremo una ragione». Tanti i cittadini che hanno partecipato alla protesta indossando le ormai celebri t-shirt con la scritta «I love Gavardo». «Era importante manifestare contro questo progetto assurdo - ha rimarcato Nadia Massolini di Gavardo che lavora in un salone di acconciature - che non farà altro che svalutare il nostro territorio e sperperare denaro. Un impianto come questo porterà altro inquinamento, su un’area già provata. Bello essere così in tanti, qualcuno ora dovrà ascoltarci». «Voler rifare tutto, e con questo tipo di investimento - aggiunge Antonio Parvis, consulente d’azienda che da poco vive a Gavardo, ma per 20 anni ha abitato a Salò - in realtà significa non sapere cosa fare. Si è parlato di tecnici e professionalità solo apparenti: con i numeri si cerca di nascondere e giustificare un progetto che non sta in piedi. Se davvero si vuole curare il Garda si devono prima di tutto separare le acque bianche dalle nere, e poi risolvere il problema degli scarichi a lago. E che la sublacuale sia un pericolo è una bufala: ha resistito ad un terremoto, e anche chi si occupa della manutenzione ha smentito ogni messaggio allarmista».

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