Il fantasma del Duce
continuerà a incombere
sulla storia di Salò

di Luciano Scarpetta
Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò Tutte le persone presenti   alla seduta sono state identificate
Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò Tutte le persone presenti alla seduta sono state identificate
Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò Tutte le persone presenti   alla seduta sono state identificate
Benito Mussolini rimane cittadino onorario di Salò Tutte le persone presenti alla seduta sono state identificate

Salò nemmeno stavolta chiude i conti con un passato imbarazzante e ingombrante. IL «FANTASMA» del Duce continuerà ad aleggiare sulla città gardesana teatro dell’ultimo atto della dittatura fascista. Benito Mussolini resta cittadino onorario. Con una maggioranza schiacciante lo ha deciso il Consiglio comunale che ieri sera ha bocciato con 14 voti contrari e tre favorevoli la mozione delle minoranze che chiedeva appunto di revocare l’onorificenza concessa al Duce. L’esecutivo ha giustificato la presa di posizione con ragioni etico-storiche. Ma per per chi si attendeva un epilogo diverso la decisione è stata soltanto politica: non si è voluto che una svolta storica fosse impressa e griffata dall’opposizione. La seduta si è svolta in un clima «blindato». Il municipio transennato è stato presidiato da agenti della Questura in tenuta antisommossa e dalle pattuglie della Polizia locale. La capienza della sala consiliare è stata ridotta per motivi di sicurezza: 45 posti per il pubblico e 5 per i giornalisti. Tutte le persone presenti sono state identificate. C’era infatti il timore di possibili momenti di tensione dopo l’annunciato presidio di Forza Nuova. Il sit-in alla fine non c’è stato è la seduta si è svolta senza problemi. Giovanni Ciato esponente di «Salò Futura» alla vigilia della seduta aveva ribadito lo spirito della mozione presentata dalle minoranze e il valore simbolico della revoca. «La concessione della cittadinanza onoraria - ha grande significato e tenuto conto degli eventi successivi che segnarono i momenti più bui della nostra storia, il mantenerla rappresenterebbe un simbolo contrario ai principi di pace, di uguaglianza, democrazie a libertà contenuti nella Costituzione». Ieri sera in aula Ciato ha premesso: «Qualunque sia l’esito della votazione, che venga accolta o respinta - ha spiegato il capogruppo di Salò Futura -, siamo orgogliosi di aver promosso un momento di espressione democratica del dibattito culturale e politico del nostro Paese e della nostra città». IL CAPOGRUPPO della maggioranza «Progetto Futura» Gualtiero Comini ha letto in aula un documento di tre pagine per motivare la decisione di votare contro la mozione. «La cittadinanza onoraria fu concessa al Duce nel 1924 a Salò come in tanti altri Comuni della provincia. Non ci risulta che Brescia abbia revocato il conferimento e noi non riteniamo di farlo - ha sottolineato Comini -. A un secolo di distanza quale sarebbe l’utilità per la comunità? Dopo la caduta del Fascimo sui banchi dove siamo seduti noi c’erano persone che di antifascismo e lotta partigiana potevano sicuramente fregiarsi di saperne di più di noi e di voi - ha affermato Comini rivolgendosi alle minoranze -. Eppure nessuno di loro si pose il problema della cittadinanza onoraria, ispirandosi al motto ghandiano “finchè ci sarà un vinto e un vincitore la guerra non sarà mai finita“. I valori della libertà si promuovono con i fatti, non con i simboli. Mortificare l’avversario vinto, inferierire su di lui non lo elimina, ma lo rigenera. Cancellare la memoria è un errore perchè la storia è memoria e non può essere cancellata». DURO IL COMMENTO di Antonio Bontempi, presidente dell’Anpi Medio Garda. «Hanno respinto la mozione per ragioni politiche e a loro dire tecniche. Fatto sta che non hanno ritenuto necessario oggi fare un atto che avrebbe rotto quel legame a doppio filo tra il nome di Salò e il Duce. Anche stavolta Salò ha voluto mantenere quel legame - afferma Antonio Bontempi -. Salò ha scelto di mantenere Benito Mussolini tra i propri cittadini onorari. Arrampicarsi sui vetri non è servito per mascherare la sostanza di questa scelta. Che è una sola: non si vuole proclamare una presa di distanza chiara ed inequivocabile da quella tradizione, da quella figura, da quello che essa rappresenta, ancora oggi, per troppi italiani, per troppi salodiani. Semplicemente vergognoso», concludil presidente dell’Anpi. •

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