Il clima folle
rivoluziona la
geografia del vino

di Luciano Scarpetta
Nel Parco dell’Alto Garda si moltiplicano i vini d’autore
Nel Parco dell’Alto Garda si moltiplicano i vini d’autore
Nel Parco dell’Alto Garda si moltiplicano i vini d’autore
Nel Parco dell’Alto Garda si moltiplicano i vini d’autore

I cambiamenti climatici stanno spingendo i vitigni in zone e fasce altimetriche considerate in passato marginali. I dati delle vendemmie del resto registrano cali produttivi a causa di caldo e siccità e nei territori del Parco alto Garda c’è già qualcuno che ha pensato di iniziare a riscrivere la geografia del vino con la complicità del clima temperato del lago. Riproponendo come nello specifico dell’altopiano di Tremosine, colture abbandonate nel dopoguerra per favorire l’avvento del turismo. «Già 80 anni fa proprio qui a Voltino a circa 550 metri di altitudine – spiega Roberto Zanetti, fondatore con l’aiuto della moglie Nicoletta e dei suoi due figli Alberto e Gianni, dell’azienda che ha il suo podere nella località denominata Oriane – esisteva un vigneto, poi abbandonato». Lavorando sui terreni incolti, con un grande lavoro di disboscamento, livellamento e pulizia del territorio, la famiglia ha ricreato e ampliato il vigneto nella seconda metà dello scorso decennio in collaborazione con l’Università di Udine, mettendo a dimora circa 3600 barbatelle di Marzemino e Rebo che nell’arco di 3 anni hanno dato la prima vendemmia.


«SE IL PRIMO traguardo è stato la raccolta dell’autunno 2010 – racconta Zanetti - il secondo è stato il riconoscimento del lavoro fatto, quando è stata ottenuta la Denominazione di origine protetta per il vino Oriane, che è diventato così il primo vino Marzemino Dop del Parco». Negli ultimi anni cinque anni l’esempio è stato seguito da un altro paio di compaesani in quel della frazione di Sermerio. Seguendo la passione per il mondo rurale, Clemente Pedercini ha deciso di creare l’azienda agricola Prione, anche in questo caso a conduzione famigliare con una «mission» chiara: produrre oltre all’olio, vino di qualità «nel rispetto dei ritmi dettati da madre natura». Tutto coltivato, raccolto e lavorato in loco all’interno della cantina e del frantoio di proprietà. Più recente invece, nata un paio di anni fa, è l’azienda agricola di Gianluigi Scaroni gestita in collaborazione con la moglie Teresa e l’aiuto dei figli. Oltre all’allevamento di bovine di razza bruna il cui latte è conferito al Caseificio Alpe del Garda, l’azienda comprende anche alcuni ettari di terreno adibito a vigneto le cui uve danno vita al «vino di nonno Bigi», nettare bresciano Rebo Igp. Prodotti di nicchia che vanno ad incrementare e impreziosire il già eccelso paniere di prodotti enogastronomici del Parco.

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