Monno, i diciottenni «annunciano» il Natale

di Luciano Costa

Questa notte, dopo la messa in cui sarà annunciata la nascita del Bimbo destinato a cambiare il mondo, la gente di Monno sosterà a lungo sul sagrato per godersi, con il naso all’insù, il cuore in subbuglio e gli occhi velati di emozione, i Canti della Stella: come vuole l’antica tradizione, la «migliore gioventù» - i diciottenni del 2019 -, dall’alto del bel campanile innalzeranno al cielo. I coscritti, già autori del murale che sulla strada di accesso al paese regala la visione di un mondo fatto a spicchi, uno diverso dall’altro ma tutti saldati dal collante della buona globalizzazione, dopo i canti e gli auguri riceveranno il saluto e gli applausi della comunità insieme alla titolarità della maggiore età. Da quel momento, dal sagrato della chiesa alla piazza del paese si accenderanno le luci della festa e Laura, Silvia, Remo, Sere, Davide, Simo, Ale, Fabri, Silvia, Romi e Franci, i nuovi diciottenni, porteranno ai vicini e ai lontani l’augurio di felicità e pace. Per Monno, antico paese della Valcamonica che al piacere di essere considerato «porta del Mortirolo» aggiunge quello di essere custode di antiche e nobili tradizioni, l’appuntamento rappresenta la continuazione di una storia la cui origine si perde nella notte dei tempi. «Non potendo facilmente andare su e giù per la Valle - ricordano gli anziani - il paese era la culla di ogni idea e il palcoscenico ideale su cui collocare le feste che i giovani pensavano e sollecitavano. Così i Canti della stella, che una volta, grazie ai giovani che si affacciavano alla maturità, entravano e uscivano sempre e soltanto dalle baite, presero la strada del campanile, il punto più alto del paese, il posto migliore dal quale diffondere le note di pace e di speranza». Per vedere i coscritti affacciati al balcone delle campane e sentirli cantare l’antica nenia, quella che dice «su su pastori, con grande coraggio, venite a fare il viaggio verso Betlemme, dove è nato Gesù Bambino», basterà attendere, prima in chiesa e poi sul sagrato, la mezzanotte. Allora il paese, proclamando aperta la festa, accenderà le luci dei presepi disseminati tra case, baite, pertugi e fontane, rinnoverà la magia degli alberi illuminati e inviterà tutti i suoi ospiti, cittadini o anche occasionali visitatori, a scambiarsi l’augurio più bello: quello che a ciascuno regala visioni d’infinito in cui le stelle cantano, la gente si abbraccia e il mondo, almeno per un giorno, appare migliore e quindi degno d’essere abitato. Poi, dopo la magia della notte, seguirà non un semplice giorno, ma il giorno più atteso, quello del Natale, occasione per rinnovare amicizie e la generosità. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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