Mercatone Uno, beffa per 300 clienti bresciani

di C.REB.
Il punto vendita di Castegnato della catena Mercatone Uno
Il punto vendita di Castegnato della catena Mercatone Uno
Il punto vendita di Castegnato della catena Mercatone Uno
Il punto vendita di Castegnato della catena Mercatone Uno

I mobili non arriveranno e i consumatori non vedranno restituiti gli acconti versati. Si chiude l’ultimo spiraglio di speranza per i 20 mila clienti che stanno ancora aspettando la consegna di cucine, camere da letto e mobili acquistati da Mercatone Uno, l’azienda fallita a fine maggio. A pagare per il default del gruppo non ci sono dunque soltanto i dipendenti, ma anche quelle famiglie che - pur avendo già versato acconti sostanziosi, o addirittura aver già saldato l’ordine - non si vedranno mai consegnare la merce. Il valore dei mobili pagati e mai consegnati è di 4,5 milioni di euro. I consumatori bresciani, coinvolti loro malgrado nel «crac», sono 300, e vantano un credito che si aggira intorno ai 250 mila euro. Una cifra approssimata per difetto: i piccoli creditori che avevano fatto acquisti inferiori ai mille euro non sono stati censiti. Le associazioni di consumatori stimano che il credito complessivo vantato dai clienti bresciani superi i 400 mila euro. La lettera inviata dal curatore fallimentare Marco Angelo Russo ai clienti non lascia spazio a dubbi: «Comunico lo scioglimento dal contratto per l’acquisto di beni mobili concluso con Shernon Holding», società subentrata nella gestione della catena dei 55 punti vendita di Mercatone Uno, compreso quello di Castegnato che dava lavoro ad una ventina di dipendenti. I motivi? «La crisi patrimoniale, economica e finanziaria che ha colpito la Shernon - spiega l’avvocato - non ha consentito alla società, poi fallita, di approvvigionarsi della merce necessaria per evadere gli ordini». Questo perché i fornitori di Mercatone Uno non hanno prodotto i mobili che i consumatori avevano già, almeno in parte, pagato, per evitare di aumentare ancora di più l’esposizione verso la moribonda Shernon, che in dieci mesi di attività ha accumulato 100 milioni di debiti. Di conseguenza, «è risultato impossibile individuare i beni necessari in magazzino». I clienti non hanno potuto nemmeno riacquistare i «loro» mobili all’asta, a prezzo fallimentare, poiché l’incanto è stato fatto a blocchi, e non per singoli articoli. Adesso l’unica possibilità per i consumatori è quella di insinuarsi al passivo del fallimento Shernon. Che, tradotto, significa speranze nulle di rivedere le loro cucine e, probabilmente, anche i loro soldi, dato che il patrimonio residuo dell’azienda andrà a soddisfare prima i creditori privilegiati. Sullo sfondo resta poi il futuro dei 18 addetti del punto vendita di Castegnato dopo le 14 manifestazioni d’interesse di acquisto della catena di punti vendita. •

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