Irpef, stangata per altri 200 mila bresciani

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La «tregua» tributaria è finita. Da quest’anno scatterà una stangata sull’addizionale Irpef comunale per almeno 200 mila bresciani. Tanti sono i residenti dei Comuni (il 13% della provincia) che hanno già annunciato al Mef di voler sfruttare la liberalizzazione dei tributi concessa dalla legge di Bilancio per innalzare al massimo l’aliquota dell’Irpef, peraltro già applicata in 51 paesi bresciani. OLTRE UN COMUNE su dieci è pronto a fare cassa, ma si tratta solo della punta di un iceberg dei 154 enti locali potenzialmente autorizzati ad innalzare la pressione fiscale. La corsa al rialzo alla fine si stima potrà inasprire la pressione fiscale di una platea compresa appunto tra i 200 e i 300 mila bresciani. Il 65% delle 20 Amministrazione civiche che hanno comunicato al Mef l’intenzione di innalzare il tributo applicano l’aliquota per scaglioni, il resto ricorre alla monoaliquota. La rimodulazione tributaria al rialzo rischia di penalizzare le fasce più deboli, secondo i sindacati dei pensionati. «La legge di Bilancio varata dal Governo - conferma Giuseppe Orizio, segretario generale Fnp-Cisl- Brescia e Valcamonica - oltre ad aver vessato più di metà dei pensionati modificando il meccanismo di rivalutazione delle pensioni in peggio rispetto all’accordo sottoscritto dai sindacati col precedente esecutivo nel 2016, ha anche di fatto liberalizzato le addizionali Irpef comunali e regionali». I ritocchi al rialzo erano stati sospesi per il triennio 2016-2018 dal Governo Gentiloni. «Anche in questo caso è concreto il rischio che siano i pensionati, e non certo gli evasori, a farne le spese. Dal rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica diffuso dalla Corte dei Conti emerge che già il 13% dei Comuni aumenterà l’aliquota - continua Orizio -. Un altro attacco al potere d’acquisto delle fasce di cittadini più fragili ed esposte alla crisi». Per questo i sindacati sollecitano il ricorso alla negoziazione, che in questi anni si è mostrato un incisivo strumento di tutela sociale. «Non vogliamo fare una crociata agli aumenti dei tributi locali, anche perché siamo perfettamente consapevoli dell’austerità in cui si dibattono i Comuni, ma auspichiamo che i sindaci che sfruttano la liberalizzazione delle aliquote mettano a punto con noi un pacchetto di esenzioni per mitigare l’impatto sui pensionati - continua Giuseppe Orizio -. Le tre sigle sindacali, al netto dei 42 paesi della Valcamonica, hanno stilato lo scorso anno 135 accordi in altrettanti Comuni bresciani (erano 121 nel 2017) che hanno dato ossigeno alle famiglie a basso reddito e parzialmente messo al riparo il potere di acquisto dei pensionati. Auspichiamo si possa proseguire su questa strada». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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