Un poker di soluzioni nella delicata partita per tutelare l’ambiente

di A.GAT.
Come dovrebbe apparire l’impianto a Gavardo
Come dovrebbe apparire l’impianto a Gavardo
Come dovrebbe apparire l’impianto a Gavardo
Come dovrebbe apparire l’impianto a Gavardo

Erano sei le ipotesi di progetto analizzate un anno fa dall’Università di Brescia, sono quattro quelle allegate allo studio di fattibilità reso pubblico ieri, nell’analisi dei siti alternativi come previsto dal nuovo regolamento regionale (approvato nello scorso mese di aprile aprile). Oltre allo schema Gavardo-Montichiari, è stata riproposta l’ipotesi del potenziamento dell’impianto di Peschiera, poi un impianto unico a Montichiari e un altro a Visano (in entrambi i casi con Desenzano e Sirmione collettati a Peschiera). Acque Bresciane fa sapere di aver effettuato anche «una valutazione preliminare sulla disponibilità di siti alternativi idonei in aree produttive dismesse o in zone limitrofe», come suggerito già in passato anche dai comitati. Dalla verifica però non sono emerse localizzazioni adeguate, sia per la loro posizione ,che per la viabilità inadeguata che, per la gestione dello scarico nel Chiese o nel Naviglio. «UN’ULTERIORE valutazione preliminare – scrive ancora Acque Bresciane – è stata approfondita ipotizzando la realizzazione del depuratore per l’alto Garda in posizione limitrofa al lago, indicativamente tra Salò e San Felice. Tale ipotesi è stata scartata in quanto non tecnicamente giustificabile: la realizzazione di un collettore in pressione dedicato al sollevamento e allo scarico delle sole acque depurate non consentirebbe il collettamento di eventuali fognature comunali». Nella relazione introduttiva Acque Bresciane specifica anche i motivi della necessità «improrogabile» dei nuovi impianti, sia per «l’inadeguatezza dell’attuale sistema di collettamento» che per il «necessario rinnovo impiantistico», la «separazione del sistema di depurazione bresciano da quello veronese» e l’individuazione «di un recapito diverso e meno sensibile rispetto al sistema Mincio, caratterizzato da elevata vulnerabilità degli ecosistemi», l’eliminazione delle condotte sublacuali e una «limitazione» degli scarichi a lago.

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