Tav, l’alternativa «light» che può unire gli opposti

di Valentino Rodolfi
Matteo Salvini nel tunnel della Tav Torino-Lione: l’alternativa «light» evocata dal ministro leghista potrebbe essere evocata come compromesso anche per la Brescia-VeronaL’idea consiste nel far correre i treni veloci sulla linea esistenteIl professor Marco Ponti
Matteo Salvini nel tunnel della Tav Torino-Lione: l’alternativa «light» evocata dal ministro leghista potrebbe essere evocata come compromesso anche per la Brescia-VeronaL’idea consiste nel far correre i treni veloci sulla linea esistenteIl professor Marco Ponti
Matteo Salvini nel tunnel della Tav Torino-Lione: l’alternativa «light» evocata dal ministro leghista potrebbe essere evocata come compromesso anche per la Brescia-VeronaL’idea consiste nel far correre i treni veloci sulla linea esistenteIl professor Marco Ponti
Matteo Salvini nel tunnel della Tav Torino-Lione: l’alternativa «light» evocata dal ministro leghista potrebbe essere evocata come compromesso anche per la Brescia-VeronaL’idea consiste nel far correre i treni veloci sulla linea esistenteIl professor Marco Ponti

La chiamano già Tav «light», più leggera: fare l’alta velocità, ma con un progetto dimagrito, scremato, con meno costi e meno impatti ambientali. Un compromesso al ribasso per salvare la «capra» delle grandi opere e i «cavoli» del Movimento 5 Stelle, che sul no alla Tav è irremovibile. Per la Torino-Lione la proposta di una Tav con lo «sconto» è stata evocata sia dal ministro Matteo Salvini sia dal sottosegretario Edoardo Rixi, che è il numero due di Toninelli, ma targato Lega, al ministero dei Trasporti. E chi vivrà vedrà se alla fine la Torino-Lione sarà «light» o «hard» come da progetto. MA È LA «NOSTRA» TAV, la Brescia Verona, ad avere la primogenitura di questa idea, di un’alta velocità fatta al risparmio su progetti alternativi: evocata sia dalla Commissione Trasporti della Camera nel 2010 sia dal Ministero per l’Ambiente nel 2014. E nel 2019? A giorni, forse già da questa settimana, lo staff del professor Marco Ponti consegnerà al ministero, dopo quella già dibattuta sulla Torino Lione, anche l’analisi costi benefici sulla Tav Brescia Verona. Ed è probabile che in quel documento torni la proposta di progetti alternativi, potenziando o aggiornando l’attuale ferrovia, in modo che possa accogliere sui binari esistenti (o raddoppiandoli) il futuro servizio ad alta velocità e alta capacità. Ponti lo aveva anticipato a Bresciaoggi, in un’intervista nei giorni scorsi: non è impossibile che il ventaglio di opzioni fra cui decidere, infine, vada oltre il sì o il no. «Valutare anche opzioni alternative è coerente con il metodo dell’analisi - aveva rivelato il professor Ponti al nostro giornale -. Ad esempio:se i dati sulla saturazione della linea storica dessero un orizzonte temporale lontano, si potrebbe spostare questo progetto più avanti nel tempo. Oppure puntare su un adeguamento tecnologico della ferrovia esistente, come fatto per la Venezia Trieste». LA VENEZIA-TRIESTE ha una storia simile: fino al 2010 il progetto ufficiale di Rfi prevedeva un nuovo corridoio da 7 miliardi di euro. Ma su forte richiesta di territori ed enti locali, ci si è rimessi al tavolo da disegno con un’idea alternativa: potenziare la ferrovia esistente per adeguarla ai treni veloci, aggiungendo qualche segmento di binario e aggiornando le tecnologie. Progetto in lavorazione, quello della Venezia-Trieste «light», evocato da Ponti come possibile modello per una Tav «light» anche tra Brescia e Verona: potenziando gli impianti per la trazione elettrica, aggiornando i sistemi di blocco e distanziamento treni, aggiornando gli apparati di stazione, si possono far viaggiare i treni a 180-200 km/h. Che non saranno i 300 dell’alta velocità classica, ma consentono un abbattimento dei costi dai 7 miliardi previsti e meno di 2. Come finirà? Aspettiamo l’analisi costi benefici, il suo recepimento e l’analisi tecnico giuridica che ne seguirà. A rendere complicata questa strada è il fatto che per la Brescia-Verona c’è già un contratto d’opera già firmato col consorzio di imprese Cepav Due, che ha annunciato una possibile richiesta di risarcimento da mezzo miliardo in caso di stop all’opera. Ma la situazione politica è così bloccata che ad oggi nulla sembra impossibile. •

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