Rogo in discarica,
spunta l’ombra
del dolo

di Valerio Morabito
L’ingresso della discarica di Bedizzole teatro del rogo del 27 luglio
L’ingresso della discarica di Bedizzole teatro del rogo del 27 luglio
L’ingresso della discarica di Bedizzole teatro del rogo del 27 luglio
L’ingresso della discarica di Bedizzole teatro del rogo del 27 luglio

Con l’incedere degli accertamenti e delle indagini prende sempre più consistenza la pista del rogo doloso alla discarica Green Up di Bedizzole. Nelle ore successive al rogo divampato all’alba del 27 luglio era stata privilegiata l’ipotesi dell’autocombustione, un fenomeno non raro quando si accumulano fluff e materiali plastici. Anche alla luce dell’esposto presentato alla procura dai vertici dell’azienda, gli inquirenti non trascurano ora altri scenari investigativi come un’intimidazione o la «ritorsione» per carichi di rifiuti respinti dalla discarica. Sullo sfondo c’è anche un aspetto statistico: si tratta del quarto incendio divampato in tre anni all'interno dell'impianto. Sotto la lente è finita così la rete di partner che intrattiene rapporti con la Green Up. Ci sono poi altri aspetti su si sta cercando di fare luce. Se è vero che da aprile Green Up non rientra più nell’orbita del precedente gestore Waste Italia, da cui ormai è stata rilevata la discarica di Bedizzole, si stanno analizzando le circostanze di altri incendi avvenuti in stabilimenti del gruppo. Era l'agosto del 2018 quando alla Green Up di Albonese, in provincia di Pavia erano divampate le fiamme. Il centro fa riferimento al gruppo Waste Italia e l'incendio si era originato in un capannone del sito di stoccaggio rifiuti. Nel 2014 a Chivasso era divampato un violento incendio nella discarica di rifiuti speciali Smc, società del gruppo Waste Italia. Ci sono poi gli incendi di Bedizzole, all'ex Faeco. Il primo il 17 marzo 2017, il secondo il 24 maggio, il terzo sei giorni più tardi. In questo contesto assume un peso specifico l’indagine su un presunto smaltimento illecito di rifiuti nella discarica di Bedizzole, riferita alla ex gestione Faeco, che due anni fa sono passati dal Tribunale di Brescia a quello di Milano. Il delitto ambientale contestato sarebbe stato «commesso nella discarica di Bedizzole attraverso il conferimento abusivo di rifiuti» e le successive verifiche investigative hanno rilevato la correlazione tra i rifiuti conferiti alla ex Faeco con quelli smaltiti in altre località in provincia di Milano, Lodi, Como e Monza. NEL FRATTEMPO la Green Up sta correndo ai ripari sul piano della sicurezza. L’azienda ha varato un progetto di videosorveglianza perimetrale e interno al sito, che prevede un sistema di telecamere che sarà operativo a partire dall’inizio della prossima settimana. Inoltre, è stato depositato in Prefettura il piano di emergenza interno cui farà seguito l’adozione entro la fine di agosto, del piano di emergenza esterno. La prossima settimana, infine, verranno disposte misure particolari di controllo del territorio, tenuto conto che la discarica, secondo quanto previsto dal decreto Salvini, è un obiettivo sensibile. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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