La strana
invasione dei
carpioni «mutanti»

di Luciano Scarpetta
Uno degli esemplari di carpione catturati in risalita sul torrente
Uno degli esemplari di carpione catturati in risalita sul torrente
Uno degli esemplari di carpione catturati in risalita sul torrente
Uno degli esemplari di carpione catturati in risalita sul torrente

Da che mondo è mondo, il carpione depone le uova nelle profondità del lago di Garda e non risale i torrenti, come fanno invece salmoni e trote. Eppure negli ultimi tre anni sono stati visti carpioni pieni di uova risalire il torrente Toscolano. Un’ipotesi da studiare è che qualcosa sia andato storto in seguito ai tentativi di riproduzione artificiale della specie. Tentativi motivati dal fatto che il carpione rischia l’estinzione. Ma così sono stati immessi in natura carpioni «domestici», nati in un contesto differente da quelli selvaggi. CARPIONI «mutanti» che si comportano come le trote? Che sia un’anomalia genetica, o solo comportamentale, i naturalisti sono preoccupati. Si discuterà anche di questo, stasera al Consiglio comunale di Toscolano Maderno, grazie alla mozione promossa da Davide Boni per salvaguardare l’unicità genetica del raro carpione del Garda. Dopo aver spiegato il caso in una petizione inviata l’anno scorso alla Commissione europea, Boni ha dunque voluto riproporre la questione in Consiglio comunale: «La risalita del carpione è un fatto che reclama l’attenzione degli enti territoriali: il Parco alto Garda deve porsi il problema di promuovere la tutela ambientale a partire da queste rilevanti questioni». Un’anomalia nuova o un fenomeno finora sconosciuto? «Un esemplare catturato in risalita tre anni fa - continua Boni - è stato analizzato dagli esperti ed è risultato geneticamente sano. Per questo sarebbe interessante stabilire se siano comportamenti normali mai accertati prima, o se sia il primo caso di un’aberrazione ecologica cagionata dalle immissione di carpioni domestici a seguito dei progetti di ripopolamento». OPERAZIONI, secondo Boni, ininfluenti sull’effettivo «restocking» della residua popolazione selvatica del carpione, ma e potenzialmente dannose per l’integrità della specie e per il suo patrimonio genetico: «È auspicabile che nei prossimi progetti sulla tutela dell’ittiofauna - conclude Boni - mi auguro possa esserci almeno un focus dedicato ad approfondire l’episodio della risalita del carpione lungo il fiume di Toscolano». Una richiesta fatta propria anche dalla sezione del Wwf Brescia-Bergamo: «I dati sulla risalita dei carpioni in torrente sono oggettivi: vogliamo chiederci il perché? Nei progetti e nelle attività per la salvaguardia di questa specie - afferma la vicepresidente Silvia Brentegani - sarà meglio dedicare più attenzione allo studio, prima di mettere le mani sulla specie con attività di laboratorio». •

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