Conti non saldati per 20 milioni Tremano gli alberghi del Garda

di Alessandro Gatta
Alberghi del Garda colpiti duramente dal fallimento Thomas Cook
Alberghi del Garda colpiti duramente dal fallimento Thomas Cook
Alberghi del Garda colpiti duramente dal fallimento Thomas Cook
Alberghi del Garda colpiti duramente dal fallimento Thomas Cook

Non un buco ma una voragine: fino a 20 milioni di euro, e solo per il Garda bresciano. A tanto ammonterebbe il mancato incasso (ma le stime sono ufficiose) conseguenza del crack di Thomas Cook, il colosso britannico del turismo internazionale fallito rovinosamente il 23 settembre scorso dopo 178 anni di attività, con un debito di circa 2 miliardi, lasciando a casa oltre 20 mila dipendenti, a piedi più di mezzo milione di turisti, e in giro un portafoglio di fatture non pagate da 300 milioni solo in Italia. CREDITI e conti non saldati anche per gli alberghi gardesani, che potrebbero arrivare secondo le stime a 20 milioni. In particolare nell’alto lago, in misura minore a danno di alcuni hotel fra Desenzano e Sirmione, risparmiando invece la Valtenesi. Tra le strutture ricettive più colpite ci sarebbero i grandi alberghi e le catene: per alcuni si parla di buchi fino a mezzo milione. «Ma il fenomeno ha colpito anche i piccoli - spiega Alessandro Fantini, vicepresidente di Federalberghi Brescia - che se pure vantano crediti minori, in termini assoluti, in proporzione hanno difficoltà che pesano sui bilanci». Danno rilevante: «Stiamo ancora cercando di capire l’entità del fenomeno - ammette Fantini - e per questo lanciamo un appello a tutti gli albergatori: da soli non si risolve nulla, dobbiamo fare rete con i consorzi e le associazioni, la Regione e la Camera di Commercio, dobbiamo ragionare su azioni a livello nazionale e internazionale. Sarà difficile recuperare quello che manca, ma non lasceremo nulla di intentato». UN MECCANISMO che ha funzionato per decenni, e che poi all’improvviso si è inceppato: il turista prenotava la sua vacanza con Thomas Cook (o con una delle sue decine di controllate, anche tedesche, olandesi e via dicendo) e pagava in anticipo all’agenzia, che poi avrebbe dovuto saldare i conti all’hotel. Ma con il fallimento i soldi non sono mai arrivati. «Al danno diretto, su quanto non verrà incassato – continua Fantini - si aggiungono i problemi per chi dovrà ricostruire una rete commerciale che per anni si affidava a Thomas Cook o alle sue consociate. Sarà un’occasione obbligata per riconsiderare il modello commerciale: meglio prenotazioni dirette, senza intermediari». Intanto c’è da «fare squadra», come ribadito da Luigi Alberti, presidente del Consorzo Garda Lombardia, che raggruppa più di 1.100 strutture: «L’auspicio è che tutte le istituzioni - spiega - sostenute dalle associazioni di categoria, possano farsi parte attiva nei confronti del Governo britannico e dei liquidatori di Thomas Cook». Sono già stati organizzati incontri, altri seguiranno. A livello nazionale Federalberghi ha già chiesto al Governo di bloccare il pagamento dell’Iva per le fatture che Thomas Cook non ha saldato. •

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