Assalto armato
ai nomadi,
è «odio razziale»

di Mario Pari
Un’immagine dei danni provocati dall’incendio doloso
Un’immagine dei danni provocati dall’incendio doloso
Un’immagine dei danni provocati dall’incendio doloso
Un’immagine dei danni provocati dall’incendio doloso

Fiamme e spari nella notte. Innescati ed esplosi per odio razziale. È la convinzione della Procura di Brescia e dei carabinieri che stanno indagando su quanto accaduto nelle campagne tra Lonato e Bedizzole, in località Bettola nella notte del primo dell’anno. Indagini che hanno portato a un arresto.

 

NESSUN REGOLAMENTO di conti tra nomadi, quindi, all’origine di quelli che rimangono episodi di estrema gravità. Semplicemente la volontà di «farla pagare» dopo che, l’arrestato, «l’aveva giurata». Le indagini dei carabinieri della compagnia di Desenzano sono state particolarmente complesse e hanno richiesto impegno e approfondimenti su diversi fronti. Innanzitutto la ricostruzione della dinamica. Quella notte alcune roulotte erano parcheggiate in località Bettola. Le fiamme vennero appiccate a due mezzi, con il rischio concreto che chi si trovava all’interno potesse bruciare vivo. Ma non è tutto. Chi nei giorni scorsi è stato arrestato è accusato anche d’aver atteso che una delle persone che si trovava nelle roulotte uscisse per sparargli a bruciapelo. E il colpo esploso contro il nomade andò a segno, lo centrò alla spalla. Incendio e tentato omicidio, con l’aggravante dell’odio razziale, la pesante accusa a suo carico. Nelle ore successive all’aggressione venne presa in considerazione l’ipotesi di un regolamento di conti, ma non si trascurò nemmeno quella di gesti dettati appunto dall’odio razziale. Si raccolsero quindi informazioni nella zona. Ma si raccolse anche altro: un bossolo che ai fini investigativi si sarebbe rivelato determinate nella ricostruzione dell’accusa. I carabinieri hanno quindi interrogato i residenti nella zona e sono emersi elementi importanti. Quelli per esempio relativi alle esternazioni di un uomo, un italiano residente in un Comune del lago di Garda che avrebbe pronunciato più volte frasi pesanti all’indirizzo dei nomadi. Questo perchè, a suo dire, avrebbe subito un furto in casa di cui considerava responsabili i nomadi.

 

DA PARTE degli investigatori sono quindi stati raccolti il bossolo e le informazioni. Il bossolo è finito al Ris di Parma. Nel frattempo però si è proceduto anche a una perquisizione nell’abitazione del sospettato. In quell’occasione i carabinieri hanno sequestrato diversi fucili, tutti legalmente detenuti dal proprietario che è un cacciatore. E a quel punto sono diventati determinanti gli accertamenti svolti dai carabinieri del Ris di Parma sul bossolo. È emerso che quella cartuccia è stata esplosa da uno dei fucili del sospettato. Un elemento che inevitabilmente ricopre un ruolo determinante nelle indagini coordinate dal pm Carlo Pappalardo. Il passo successivo è stato l’arresto per quell’incendio e quel colpo di fucile esploso da pochi metri. Ma le distanze, in una vicenda del genere non erano e non sono solo quelle tra chi ha sparato e chi è stato colpito.

 

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