Finti agenti segreti
riciclavano
fiumi di soldi

di Valerio Morabito
I centomila euro sequestrati erano custoditi in una valigia
I centomila euro sequestrati erano custoditi in una valigia
I centomila euro sequestrati erano custoditi in una valigia
I centomila euro sequestrati erano custoditi in una valigia

Una vicenda di riciclaggio di denaro tra la Bassa e la Spagna che aveva assunto i contorni di un intrigo internazionale. Già, perchè i presunti faccendieri incaricati di esportare fiumi di denaro nei paradisi fiscali passando per la penisola iberica, si spacciavano per agenti segreti militari. A tradire la coppia di contrabbandieri di valuta è stato un controllo all’aeroporto di Fiumicino di Roma nel corso di una consegna da 100 mila euro, una goccia nel mare di 2 miliardi di euro depositati sui conti della «Shangai Royal Pass Importing & Exporting» tramite un trasferimento di denaro con «cash transfer». Nei guai sono finiti un 51enne di Manerbio e un 62enne originario di Napoli, ma domiciliato nel paese della Bassa. I DUE FACEVANO la spola tra l’Italia e la Spagna con valige piene di contanti e per dribblare i controlli si spacciavano per «carabinieri appartenenti ai servizi segreti per l'estero e in missione speciale». Una copertura rafforzata da finti cartellini di riconoscimento. Il denaro - hanno appurato le indagini - viaggiava custodito nei trolley, nascosto tra effetti personali. Durante l’ennesimo viaggio, la coppia è stata fermata all’aeroporto di Malpensa, dove le autorità doganali hanno sequestrato 100 mila euro. I due hanno cercato di giustificare il possesso del denaro spiegando che fosse la tranche di «un prestito finalizzato alla ristrutturazione di una proprietà immobiliare in Spagna» acquistata da 64enne ex albergatore ed in passato proprietario anche di un albergo a Vienna che avrebbe messo a disposizione i soldi. I centomila euro sono stati denunciati e i 100 mila sequestrati. La Cassazione ha rigettato la richiesta di dissequestro del denaro, mentre il 51enne e il 62enne restano indagati per traffico di valuta e riciclaggio di denaro. «È scarsamente credibile - si legge nella sentenza che ha sposato in pieno la tesi del Gip - che un prestito così elevato venga concesso da taluno privo di garanzie ed in contanti, senza che, peraltro, sia stata effettivamente provata la stessa esistenza del soggetto dal quale proverrebbero i soldi - in assenza anche di documentazione bancaria utile - e, invece, in presenza di una allarmante documentazione rinvenuta in possesso degli indagati». Quella appunto relativa ai movimenti finanziari per 2 miliardi di euro sulla società off-shore«Shangai Royal Pass Importing & Exporting». •

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