Discarica «extra
large», rispunta
l’incubo

di Cinzia Reboni
Ampliamento della discarica Bettoni: il caso finisce  davanti al Tar
Ampliamento della discarica Bettoni: il caso finisce davanti al Tar
Ampliamento della discarica Bettoni: il caso finisce  davanti al Tar
Ampliamento della discarica Bettoni: il caso finisce davanti al Tar

Il futuro della discarica «extra large» Bettoni di Travagliato è legato ad una formula matematica - quella del calcolo del fattore di pressione - e vede come ago della bilancia Bosco Sella, il sito di Castegnato chiuso nel 1989. Il preavviso di bocciatura della Provincia sulla richiesta di ampliamento del bacino destinato allo smaltimento di inerti in località Cascina Rinascente aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al sindaco Renato Pasinetti e a Legambiente, da sempre in prima linea nella battaglia contro l’operazione. Ma la partita - nonostante il 4 febbraio scorso sia stato ufficializzato il diniego da parte della Provincia - non è chiusa. Il gestore della discarica si è rivolto al Tar chiedendo l’annullamento del documento del Broletto. I PRIVATI SOSTENGONO che «la Provincia ha interpretato i vincoli del fattore di pressione in modo errato, anzichè di limitarsi ad applicare il limite calcolato con un criterio matematico». La battaglia si gioca dunque sui numeri. Secondo la Provincia - che ha depositato a sua volta una memoria difensiva, chiedendo al Tar di respingere il ricorso - Travagliato non supera a livello comunale il parametro fissato dall’indice di pressione di 145 mila metri cubi per chilometro quadrato, ma infrange il tetto areale. La superficie compresa nel raggio di 5 chilometri intorno alla Bettoni, con l’ampliamento richiesto di 685 mila metri cubi di inerti arriverebbe a un totale di 83.159 metri cubi per chilometro quadrato, contro i 64 mila fissati dalla Regione. Quanto basta per dire no. Ma qui entra in scena Bosco Sella. La Bettoni nella richiesta di ampliamento ha calcolato i dati volumetrici della discarica di Castegnato indicati dalla Regione nel 1986, vale a dire 795 mila metri cubi, mentre la Provincia ha considerato il valore rilevato in sede di censimento delle discariche. Nel settembre 2018 A2A Ambiente, succeduta ad Asm Brescia nella gestione della discarica, ha certificato che a Bosco Sella i rifiuti smaltiti dal 1973 al 1989 sono stati 3.436.243 metri cubi, e quindi l’indice areale risulta superato. «Il calcolo del fattore di pressione deve considerare solo il volume delle discariche autorizzate a partire dal 1980, anno di entrata in vigore della legge, con l’esclusione di quelle più vecchie, anche se censite - sostiene invece la Bettoni -. Le delibere autorizzative regionali di Bosco Sella non contengono dati, ad eccezione del decreto del 1986 che autorizza lo smaltimento di 795 mila metri cubi di rifiuti. Non possono essere presi in considerazione i conferimenti precedenti, stante l’assenza di indicazioni certe». Secondo i privati, «A2A dichiara l’impossibilità di fornire dati precisi relativi alle volumetrie di rifiuti conferiti in discarica, quindi i calcoli della Provincia che stanno alla base del diniego appaiono del tutto arbitrari». In pratica, «il calcolo non sarebbe frutto dell’applicazione di un criterio tecnico oggettivo, ma discrezionale». «Nel computo di Bosco Sella sono da ricomprendersi tutti i volumi conferiti dal 1973 - replica il Broletto -, dal momento che nell’83 l’allora gestore è statro autorizzato alla prosecuzione dell’attività di smaltimento e nel 1988 autorizzato ad un ulteriore ampliamento della discarica per 1.400 tonnellate al giorno». «Abbiamo sempre detto che avremmo atteso il parere della Provincia per capire come muoverci - commenta il sindaco di Travagliato Renato Pasinetti -. Ora, alla luce del diniego del Broletto all’ampliamento della discarica, attendiamo l’esito del ricorso che, secondo noi, confermerà il no». •

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