Dalle mine antiuomo
al traffico merci
rinasce la polveriera

di Cinzia Reboni
Gli edifici della polveriera  sono in stato di abbandono e degrado
Gli edifici della polveriera sono in stato di abbandono e degrado
Gli edifici della polveriera  sono in stato di abbandono e degrado
Gli edifici della polveriera sono in stato di abbandono e degrado

La polveriera di Ghedi prenota una seconda vita. Il relitto industriale dismesso della Sei, dove venivano confezionate le mine anti-uomo, è stato venduto all’asta per 6.225.000 euro. La potenziale riconversione del sito ha dovuto passare nella strettoia di cinque incanti promossi sotto l’egida dell’Anpe di Brescia e andati deserti. Il primo, a febbraio 2013, aveva fissato il prezzo base in 33 milioni e mezzo di euro. Nei successivi sei anni non c’erano state manifestazioni di interesse, fino all’offerta di mercoledì, inferiore di oltre 2 milioni rispetto all’ultima stima di base d’asta.


LA PERIZIA agli atti riporta che l'area era stata ceduta il 31 dicembre 2003 alla società finita sotto procedura esecutiva, che pianificò con l'Amministrazione comunale un Piano integrato di intervento al fine di modificare la destinazione d'uso originale con una nuova, compatibile con il Pgt. La nuova funzione prevedeva un polo logistico e di supporto per la vicina attività aeroportuale di Montichiari. Per realizzare questo progetto, in accordo con il Comune, la società avrebbe dovuto realizzare un nuovo sistema infrastrutturale e viario. La prima convenzione urbanistica porta la data del 2004. Nel corso del 2008 e 2009 gli edifici furono completamente demoliti, ad eccezione di quelli prospicienti sul tratto di via Gavardo, strada privata. Nel 2009 l'area è stata completamente bonificata e livellata con materiali di recupero per sottofondi autorizzati dal Comune. All’interno dell’area vi sono due impianti per la produzione di calcestruzzo, un edificio per il deposito delle ghiaie, tre silos, un frantoio per produrre direttamente sul posto i materiali da utilizzare per la realizzazione del cantiere. L'area attualmente viene anche utilizzata come deposito a cielo aperto di pannelli di calcestruzzo armato prefabbricati.


SUL LATO SUD corre una strada comunale non asfaltata. Su quest’asse si affaccia un fabbricato parzialmente interrato (probabilmente un deposito di materiali esplosivi) con terreno annesso cintato da una recinzione in prismi di cemento. Il comparto è finito progressivamente ostaggio del degrado e dell’abbandono. In attesa delle procedure che attestino la congruità dell’offerta, non è ancora stato diffuso il nome del nuovo proprietario. Indiscrezioni parlano di un gruppo specializzato appunto nella rivitalizzazione di complessi industriali dismessi. Di certo è che la destinazione del complesso che non potrà discostarsi dalle indicazioni dello strumento urbanistico di Ghedi. «L’area è vocata ad ospitare un polo logistico o un polo produttivo a basso impatto ambientale - conferma il sindaco uscente Lorenzo Borzi, che oggi ricopre l’incarico di presidente del Consiglio comunale -. Come amministratori non possiamo che accogliere con soddisfazione l’offerta di acquisto. Il rilancio dell’area industriale dismessa rappresenta un’opportunità sotto il profilo occupazionale ed economico».

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