Cinquemila esche
pronte a uccidere
cani e gatti

di Cinzia Reboni
Cinquemila esche pronte a uccidere cani e gatti
Cinquemila esche pronte a uccidere cani e gatti
Cinquemila esche pronte a uccidere cani e gatti
Cinquemila esche pronte a uccidere cani e gatti

Un animale da affezione ucciso ogni due settimane, 5 mila bocconi distribuiti sul territorio provinciale come mine sparse, anzi mimetizzate, lungo le strade, nei cespugli, nei campi e ora anche nei parchi pubblici. Chi le tocca, o meglio chi le mangia, muore. Una pratica crudele, medievale e irresponsabile per uccidere animali ritenuti «fastidiosi» o «dannosi», ma che mette a rischio anche l’incolumità dei bambini che frequentano le aree verdi. L’allarme esche-killer si ripete periodicamente, e ogni volta lascia dietro di sé una scia di morte: cani e gatti domestici, e chissà quanti animali selvatici. IN CITTÀ IL FENOMENO ha superato una nuova frontiera: i bocconi intrisi di veleno hanno ucciso quattro cani nel parco Valentini. Ma la strage continua da mesi. A Orzivecchi era morta Zara, un pastore tedesco ucciso da una polpetta-killer, che aveva trovato e mangiato mentre rovistava tra i rifiuti abbandonati sulla «tangenziale dei veleni» che, in attesa di essere bonificata e conclusa, diventa una discarica. E a Quinzano, dove i pezzi di carne cosparsi di insetticida hanno causato la morte di animali selvatici, di decine di gatti e di un cane pastore tedesco. Per bonificare l’area di 6 chilometri quadrati è stato necessario l’intervento delle unità cinofile dei Carabinieri Forestali. Altre esche avvelenate sono state scoperte a Visano, mentre a Remedello un cane è morto dopo aver mangiato una polpetta intrisa di lumachicida. La stessa tragica sorte era toccata, a San Paolo, ad un cocker. La fantasia criminale di chi si macchia di questo reato non ha limite: polpette, esche, bocconi al cianuro. Vanno forte anche i pesticidi. «Spuntini» che provocano la morte tra sofferenze atroci. Una strage che si consuma in silenzio, giorno dopo giorno. E l’allarme non risparmia nessun angolo della provincia, spaziando dalla Bassa alla Valcamonica. SECONDO I DATI FORNITI dall’Ats di Brescia, nel 2018 sono stati conferiti all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia-Emilia Romagna 40 campioni di esche, 15 delle quali sono risultate positive alla determinazione chimica. Per quanto riguarda le carcasse di cani e gatti, 15 su 37 sono effettivamente morti per aver ingerito bocconi avvelenati. In Valcamonica, secondo i dati diffusi dall’Ats Montagna, le cose non vanno meglio: su 31 analisi effettuate lo scorso anno, 5 esche erano positive e 11 animali - di cui 8 gatti, 2 cani e una volpe - sono morti per avvelenamento. Darfo il Comune dove si registra il maggior numero di «vittime» (2 gatti e un cane), mentre l’episodio più recente è avvenuto il 29 dicembre a Cimbergo, con il prelievo di un’esca positiva al metaldeide. Dopo l’escalation che dal 2008 al 2014 ha portato ad un aumento del 530% di esche positive e del 330% di animali morti per averle ingerite, oltre al numero di matrici sospette arrivate sui tavoli dell’Istituto Zooprofilattico di Brescia (+420%), negli ultimi tre anni la situazione sembra essersi in qualche modo «stabilizzata», ma il fenomeno mantiene numeri da emergenza. «L’analisi del numero dei campioni conferiti all’Istituto Zooprofilattico nel periodo 2016-2018 evidenzia un leggero calo di esche e bocconi a fronte di una numerosità costante di positività - sottolinea Roberta Vitali, responsabile Igiene Urbana tutela animali d’affezione e Pet therapy dell’Ats Brescia -, mentre le carcasse di cani e gatti consegnate e risultate positive mantengono un trend pressochè stabile». Questo significa che le sanzioni previste per chi avvelena gli animali attraverso l’abbandono di esche killer non sono servite ad arginare il fenomeno criminale. SI TRATTA COMUNQUE «di dati sottostimati rispetto al quadro reale - ammette Roberta Vitali -, in quanto non sono ricompresi tutti quei casi di intossicazione e avvelenamento non diagnosticato, o nei quali la terapia adottata ha portato alla restituzione dell’animale senza disponibilità del boccone o dell’esca ingeriti». Ma i proprietari cosa devono fare se il loro animale ingerisce un boccone avvelenato? «In caso di sospetto avvelenamento bisogna rivolgersi tempestivamente al proprio veterinario di fiducia o alla clinica più vicina, che procederanno alla terapia del caso e ad attivare le procedure previste dalla normativa sul divieto di utilizzo e detenzione di esche o bocconi avvelenati», spiega Lucio Turetti, direttore del Distretto veterinario Vallecamonica-Sebino. In caso di sospetto avvelenamento di animale non di proprietà, come gatti in libertà o cani vaganti, la prevenzione è sicuramente più difficile; in questo caso, ci si può rivolgere al servizio veterinario di Ats Brescia e Ats Montagna, disponibili 24 ore su 24. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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