Villa Badia, riparte il viaggio nell’eredità dei Longobardi

di X.Y.
Una delle collane longobarde ritrovate dagli scavi lenesiArcheologi al lavoro a villa Badia di Leno
Una delle collane longobarde ritrovate dagli scavi lenesiArcheologi al lavoro a villa Badia di Leno
Una delle collane longobarde ritrovate dagli scavi lenesiArcheologi al lavoro a villa Badia di Leno
Una delle collane longobarde ritrovate dagli scavi lenesiArcheologi al lavoro a villa Badia di Leno

C’è addirittura una collana longobarda realizzata anche con perle lavorate nello Sri Lanka tra i tanti reperti di eccezionale valore emersi dal suolo durante gli scavi di villa Badia, a Leno. Scavi che riprenderanno il 10 giugno, per riportare alla luce altri pezzi del monastero benedettino fondato nell’VIII secolo da re Desiderio: uno dei siti più interessanti d’Europa per l’Alto Medioevo. Promosse da Fondazione Dominato Leonense e Cassa Padana, Università degli Studi di Verona, Sovrintendenza archeologica di Bergamo e Brescia, le operazioni dureranno tre settimane avvalendosi, anche stavolta, della collaborazione di studenti provenienti dalle facoltà archeologiche di tutta Italia. Continueranno così l’indagine avviata nel 2014 nell’area Nord e l’esame sulle strutture rivenute necessario per comprenderne i collegamenti con l’antico monastero. In particolare, qui sono tornati alla luce i resti di un edificio di oltre 200 metri quadri costruito in pietra e legno tra il VII e l’VIII secolo. Ma data la presenza di altre strutture adiacenti si ipotizza che il complesso potesse arrivare a estendersi per oltre 500 metri quadri. Un ritrovamento straordinario, che racchiude una storia ancora tutta da capire. «Negli anni Settanta erano una decina gli insediamenti longobardi censiti nell’insula langobardorum, ovvero la porzione di territorio a Sud di Brescia, tra i fiumi Mella e Chiese - ricorda Andrea Breda della Sovrintendenza -; oggi ne contiamo una quarantina nel solo territorio di Leno e almeno un centinaio in tutta l’insula. Scoperte eccezionali, che fanno ipotizzare che il territorio di Leno non sia un caso isolato». E LE COLLANE? Cristina Boschetti, del «Centre national de la recherche scientifique” di Orléans, che si è occupata di vetri e perle di vetro rinvenute, ricorda che sono state «realizzate con varie tecniche, montate con perle colorate, alcune particolarmente ricche e di diversa provenienza, principalmente da manifatture nord europee, anche se ci sono perle di lavorazione egiziana, agate provenienti quasi certamente dall’India e perle riconducibili a manifatture del Sud dell’Asia, in particolare dello Sri Lanka. Un ritrovamento unico a livello nazionale». •

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