Totò, Peppino, Klaus e la «privacy» del boss

Uno degli aspetti comici della vicenda è che Pasquale Zagaria, boss camorrista del formidabile clan dei Casalesi, è omonimo di Lino Banfi, pure lui Pasquale Zagaria per anagrafe e battesimo: Lino Banfi è nome d’arte che l’attore si mise in capa (anzi, in chèpa) su consiglio di Totò (non Riina: Totò il comico). Tra Lino Banfi, Totò, Peppino e la camorra, ecco spunta Klaus Davi, che sembra pure un nome d’arte (da acrobata di circo gitano) ma è il vero nome di un noto (e bravissimo) giornalista. Ed ecco i fatti: gravemente malato (e qui torniamo seri), il boss della camorra (serissimi), ottiene i domiciliari a casa della moglie, a Pontevico (!). Arriva Klaus Davi per intervistarlo, ma il boss invoca la privacy e chiama i carabinieri. Parapiglia, documenti, lei chi è, ma mi faccia il piacere (direbbe Totò), Madonna dell’Incoronèta (direbbe Zagaria, quell’altro). E con questo da Pontevico è tutto.

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